Allarme attentati in Europa tra Natale e Capodanno

attentati

BEIRUT. – Un allarme attentati in tutte le capitali europee tra Natale e Capodanno arriva dall’Austria nel giorno in cui il capo dell’Isis torna a far sentire la sua voce. Abu Bakr al Baghdadi assicura che il suo Califfato non ha subito conseguenze dai raid aerei della Coalizione internazionale. E minaccia anche Israele.

E’ stato il capo della polizia di Vienna a parlare di un alto rischio di attentati durante le feste. Un messaggio in questo senso, ha detto, è stato diramato “a diverse capitali europee” qualche giorno prima del 25 dicembre, dai “servizi di intelligence di un paese amico”. Gli attentati, ha precisato il funzionario, potrebbero essere compiuti con “bombe o armi”.

Parole che si incrociano con quelle pronunciate da al Baghdadi, che si è rifatto vivo con un messaggio audio di 24 minuti di cui non è possibile verificare l’autenticità ma che è stato diffuso da siti e account twitter già usati in passato per rilanciare le minacce dell’Isis.

“Siate fiduciosi – ha affermato il ‘Califfo’ – che Dio garantirà la vittoria a coloro che lo adorano, e ascoltate la buona notizia che il nostro Stato è forte. Più si intensifica la guerra contro di esso, più si fa puro forte”. Al Baghdadi, più volte dato per morto o ferito in notizie circolate nell’ultimo anno e sempre smentite, passa poi a minacciare Israele.

“La Palestina – afferma – non sarà la vostra terra né la vostra casa ma il vostro cimitero. Allah vi ha raccolto in Palestina perche’ i musulmani vi uccidano”. Il Califfo se la prende infine con l’Arabia Saudita, che recentemente ha dato vita a una coalizione di Paesi islamici contro il terrorismo. “Se fosse una coalizione islamica – dice Al Baghdadi – si sarebbe dichiarata libera dai suoi padroni ebrei e crociati e avrebbe fatto dell’uccisione degli ebrei e della liberazione della Palestina il suo obiettivo”.

Intanto arriva quello che potrebbe essere un duro colpo ai negoziati di pace sulla Siria ancora prima del loro inizio a Ginevra, il mese prossimo, con l’uccisione avvenuta ieri in un raid nei pressi di Damasco di Zahran Allush, leader della principale organizzazione ribelle islamista nella regione.

Forte di 20 mila miliziani e sostenuta dall’Arabia Saudita, l’organizzazione è nemica dell’Isis, ma si ispira pur sempre ad un’ideologia fondamentalista ed è accusata di violenze contro gli alawiti, seguaci della stessa setta sciita del presidente Bashar al Assad.

“L’attacco è un tentativo di far fallire gli sforzi dell’Onu per una soluzione politica”, ha affermato oggi in un comunicato la Coalizione nazionale delle forze rivoluzionarie e dell’opposizione.

(di Alberto Zanconato/ANSA)

Lascia un commento