Venezuela, le ragioni per dialogare

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Riproponiamo ai nostri lettori un articolo a firma del sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, pubblicato nei giorni scorsi su l’Unità

ROMA – Nelle ultime elezioni parlamentari venezuelane, la coalizione d’opposizione (Mud) ha ottenuto 112 deputati, contro i 55 del partito di governo (Psuv). La Mud ha ottenuto un successo che é andato al di là di ogni più ottimistica previsione, riuscendo a prevalere anche nei quartieri più poveri, tradizionali roccaforti del chavismo.

La vittoria, uniforme in quasi tutte le circoscrizioni elettorali, può essere ascritta al gravissimo disagio vissuto quotidianamente da gran parte della popolazione, che ha usato ii voto per sanzionare l’incapacità del governo di risolvere il problema della penuria di generi di prima necessità, del continuo aumento dei prezzi e della Criminalità.

Il presidente Maduro ha accettato immediatamente la sconfitta politica e ha riconosciuto pubblicamente il risultato delle elezioni sulle quali si concentrava una forte attenzione internazionale. Lo svolgimento pacifico di una tornata elettorale così delicata, su cui erano puntati gli occhi di tutti, è un fatto rilevante. Tuttavia nei due giorni successivi la posizione del governo si è progressivamente irrigidita.

E’ molto probabile che presto sarà avviato un rimpasto di governo, di fatto aggiornando le influenze della varie correnti nel partito di governo. Il rimpasto potrebbe servire a trovare una collocazione ad esponenti di rilievo che non sono stati rieletti o per eliminare eventuali dissidenti interni.

Preoccupano le voci su una presunta intenzione di creare una (non costituzionale) “assemblea comunale” -non è chiaro come composta- che dovrebbe affiancare il parlamento. Si tratta certamente di voci che nascono nell’ambito dei falchi chavisti.

Anche per l’opposizione si apre un periodo di riflessione. La Mud è consapevole che molti dei voti ricevuti sono “Contro Maduro” piuttosto che in loro favore e che per qualsiasi iniziativa sarà necessaria l’azione unitaria dei 18 partiti dell’opposizione. La Mud non coagula forze omogenee attorno ad un programma ben definito, che non sia quello di rimuovere il Presidente prima della scadenza naturale nel 2018.

Con la maggioranza dei due terzi del Parlamento, l’opposizione può prendere una serie di iniziative che potranno incidere sugli altri poteri controllati dal Psuv; revocare membri del governo, nominare i giudici del tribunale supremo, nominare i componenti delta Commissione elettorale, convocare un’assemblea costituente o un referendum revocatorio sul Presidente. Secondo il governo, invece, la nuova assemblea parlamentare non avrebbe il potere di rimuovere gli altri poteri dello Stato né i dirigenti delle varie amministrazioni. Ci si attende quindi, a partire dal 5 gennaio, il riacutizzarsi di tensioni e violenze.

Il rischio è che il Venezuela continui a vivere pericolosamente, sempre sull’orlo della destabilizzazione, con frequenti proteste sociali, in un reticolo di veti incrociati e rimpalli di responsabilità tra poteri dello Stato. Un muro contro muro, di cui non è possibile prevedere a priori il vincitore, con effetti devastanti su popolazione ed economia.

Il Venezuela necessita un vero dialogo tra le parti politiche per affrontare le enormi sfide di ordine economico e sociale che il Paese ha di fronte a sé. La situazione economica è talmente complessa che né governo né opposizione sono in grado di risolverla senza un consenso più largo. Nessuno ha oggi il monopolio del futuro ed è illusorio che una parte riesca ad eliminare l’avversario politico.

Per alcuni membri del chavismo il dialogo tra governo e opposizione potrebbe instaurarsi solo con la premessa di una conferma dell’esecutivo fino alla scadenza, mentre per l’opposizione è centrale la questione dei prigionieri politici.

Come è accaduto durante le proteste dei 2014, l’Italia continua a seguire con attenzione la fase attuale, ascoltando innanzitutto le voci che vengono dalla grande collettività italo-venezuelana.

(Mario Giro)

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