Ferrari: un mito tra passato, presente e futuro

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ROMA. – Per la Ferrari il 4 gennaio 2015 rappresenta una data storica. Per importanza la quotazione a Piazza Affari segue momenti determinanti dell’epopea avviata dal grande ‘Drake’, Enzo Ferrari, quali l’apertura della Scuderia nel 1929, la nascita dell’Auto Avio Costruzioni nel 1939, la Fondazione della stessa Ferrari nel 1947, il passaggio del Cavallino Rampante al gruppo Fiat nel 1969, sino alla sua scomparsa nel 1988.

L’avventura del Cavallino Rampante iniziò ufficialmente nel 1947, quando uscì dallo stabilimento di Maranello la prima vettura con il marchio Ferrari, quella stessa 125 S portata al Palazzo della Borsa di Milano per celebrare l’avvio delle quotazioni. Dalla 166 Inter del ’48 alla 250 GT del 1950, dalla 400 Superamerica del 1960 alla Dino del 1973, dalla prima vera supercar, la GTO del 1984 all’incredibile F40 del 1987, dalla F50 del 1992 alla Enzo del 2002, tanto per citare un modello per decennio, fare una carrellata delle Ferrari più belle e significative è impresa ardua.

Il rischio è, pur scrivendo pagine intere, di fare torto a splendidi gioielli su ruote che hanno imprese uniche da raccontare. Tanto più che il nome Ferrari e la popolarità dei suoi modelli sono indissolubilmente legati alle corse. Una per tutte si ricordi la 500 F2, la prima a vincere il Mondiale di Formula 1 con Alberto Ascari.

Una storia che è passione ma è anche ”business”, almeno a giudicare dalle quotazioni raggiunte alle recenti aste dai modelli di Maranello: 28,44 milioni di euro nel 2014 per una 250 GTO, 25,6 milioni di euro poche settimane per la 290 MM all’epoca guidata da Juan Manuel Fangio, ma anche 3 milioni di euro per una recente Enzo, con il solo ”plus” di essere appartenuta a una celebrità della boxe, o i 295.000 euro strappati da una ”comune” Testarossa del 1991, sono cifre in grado di attirare chi è alla ricerca di investimenti proficui.

Trasformata nel 1960 in società per azioni, la Ferrari ha sempre avuto una sua identità unica, sottolineata da ultimo nel 2010 dalla creazione di un Centro Stile interno, indipendente da quello del gruppo.

Oggi, a parte la FF sviluppata in collaborazione con la Pininfarina e ormai prossima al restyling, tutte le Rosse in vendita sono il frutto della creatività del team guidato dall’architetto Flavio Manzoni, a cui si devono anche le incredibili forme della superlativa LaFerrari.

Ultimo gioiello sfornato in ordine di tempo in terra d’Emilia è la F12TDF, una serie speciale di 799 esemplari derivata dalla F12 berlinetta, dotata di numerose raffinatezze tecnologiche tra cui le ruote posteriori sterzanti. Le altrettanto recenti 388 GTB e Spider, ma anche la nuova California T, sono il simbolo di un rinnovamento che, come annunciato più volte, porterà a breve a un aumento della produzione da 7.000 a quota 10.000 unità/anno.

Numeri più importanti ma comunque compatibili con una esclusività che è nel Dna del marchio e che, a dispetto delle congiunture economiche, genera vendite che non conoscono flessioni, neppure in Italia.

Nel Belpaese, infatti, nel 2015 sono state vendute 249 Ferrari, con un incremento del 9,69% sul 2014 (227 unità), anno che a sua volta aveva fatto registrare un +20,11% sul 2013 (189 esemplari).

A testimonianza che i veri miti non conoscono crisi.

(di Damiano Bolognini Cobianchi/ANSA)