Usa 2016: Obama in campo, al via il tour elettorale

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WASHINGTON. – ‘In tour’. Forse per evocare i tempi in cui riceveva reazioni di pubblico da rock star. Barack Obama torna così on the road nell’ultimo anno della sua presidenza per portare di Stato in Stato il suo messaggio sul futuro dell’America. Mentre Donald Trump fa paura ai democratici e continua a volare nei sondaggi tra i candidati repubblicani, raddoppiando a livello nazionale il suo vantaggio su Ted Cruz, staccato ora di 13 punti. Lontanissimi tutti gli altri, da Marco Rubio a Jeb Bush.

Il messaggio di ottimismo pronunciato da Obama nel discorso sullo stato dell’Unione ma che incrociandosi con la strada verso il voto per le presidenziali assume connotati da ‘tour elettorale’. In Nebraska prima, ieri in Louisiana, poi a Detroit, Obama ripete che “l’America ha fatto molti progressi negli ultimi anni, ma bisogna andare avanti”. E ‘cambiamenti’ resta la parola chiave di questa sua stagione: quelli effettuati. Quelli ancora necessari.

“Per cambiare bisogna agire e dire no a chi vuole solo il mantenimento dello status quo”, ha detto come a preparare il passaggio di consegne e affidare la sua eredità: in America “il sistema, il governo, possono funzionare davvero solamente se tutti vengono coinvolti. Tutti i cittadini, sindaci, governatori, membri del Congresso”.

“Per questo – ha aggiunto – il mio slogan è sempre stato ‘Yes we can’ e non ‘Yes I can'”. Lo dice tornando in maniche di camicia, davanti al computer, per rispondere alle domande inviategli via Twitter. Obama lo si ricorda così in campagna elettorale otto anni fa, quando colpivano le differenze dagli altri candidati e l’audacia nella sua proposta di cambiamento che adesso vuole consegnare al candidato democratico che spera di succedergli alla Casa Bianca.

Il messaggio di Obama irrompe in un campagna elettorale già infuocata a poco più di due settimane dalle primarie. Lo è su entrambi i fronti: quello democratico assiste ad un’impennata nelle tensioni tra la fino ad ora indiscussa frontrunner Hillary Clinton e lo sfidante da sinistra Bernie Sanders che ha rapidamente guadagnato terreno nei sondaggi fino ad un testa a testa che minaccia la ex segretario di Stato.

I repubblicani sono più litigiosi da tempo, con Donald Trump che continua a tenere banco. Ma in serata un nuovo duello televisivo per gli aspiranti alla nomination Gop, il penultimo prima del caucus in Iowa che inaugura le primarie, potrebbe fare da volano per quei nuovi equilibri accennati dai sondaggi delle ultime settimane che hanno indicato il senatore del Texas Ted Cruz in ascesa.

Cruz adesso deve però rendere conto di una scivolata non da poco che sembra provvidenziale per Trump. Stando a quanto emerge Cruz non avrebbe dichiarato per la sua campagna al Senato di quattro anni fa un prestito a basso tasso di interesse di almeno 750 mila dollari concessogli dalla banca Goldman Sachs, dove la moglie lavorava come dirigente.

All’epoca Cruz annunciò che, con l’accordo della coniuge, aveva liquidato tutti i suoi risparmi iniettando oltre un milione di dollari nella sua campagna. Ma la sua comunicazione finanziaria al Senato, anziché riportare la liquidazione degli asset, mostra che nella prima metà del 2012 lui e la moglie ottennero un prestito favorevole dalla Goldman Sachs e un altro dalla Citibank, per una somma di 750 mila dollari estesa poi a un milione prima che fosse restituita alla fine di quello stesso anno.

“Tutto noto e trasparente”, reagisce il candidato per la nomination Gop, parlando di operazioni “ordinarie”. E se qualche omissione c’è stata, verrà emendata. Resta tuttavia motivo di imbarazzo, soprattutto considerato il livello di critica da parte del senatore del Texas – anche per questo caro ai Tea Party – circa i salvataggi di Wall Street e l’influenza delle grandi banche a Washington.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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