Cgil lancia l’allarme stagnazione, il credito alle Pmi non riparte

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ROMA. – Altro che ripresa. Dopo anni di recessione per l’Italia il rischio è ora quello di entrare in una fase di stagnazione economica. A lanciare l’allarme è la Cgil che, pur ammettendo un recupero dei consumi delle famiglie, reso possibile dall’aumento del potere d’acquisto, non può che far notare con preoccupazione l’arretramento dell’export e della produzione industriale.

“La ripresa che il governo continua a propagandare è ancora lontana e i dati economici dell’ultimo trimestre 2015, purtroppo, lo confermano”, denuncia il sindacato. Anche nel mondo delle piccole imprese i segnali non sono del resto così incoraggianti come potrebbero apparire. Se infatti per i finanziamenti alle aziende del commercio e del turismo è tornato negli ultimi mesi il segno positivo, le ‘piccole’ soffrono ancora il credit crunch.

A novembre 2015 – spiega la Confesercenti – si registra un totale di oltre 165,4 miliardi di euro di prestiti ‘vivi’, cioè al netto delle sofferenze lorde, in aumento dello 0,2% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Ma la ripresa non riguarda tutti: mentre la dinamica per le imprese con oltre 5 dipendenti è positiva (+0,6% su base annua), il totale di prestiti vivi per le imprese del comparto con 5 dipendenti o meno (le cosiddette ‘famiglie produttrici’) a novembre cala del 2,1% su base annua, per un totale di 461 milioni di euro di finanziamenti in meno.

Ma, nel giorno in cui la Cgia di Mestre sottolinea come l’Italia sia un Paese in cui il lavoro notturno riguarda solo una minoranza dei lavoratori, per i sindacati il fronte è aperto sopratutto per i dipendenti della pubblica amministrazione. A tirarli in ballo è stato il premier, Matteo Renzi, che – dopo aver annunciato la linea dura contro gli assenteisti – ha affermato di non capire le polemiche sollevate dalle sigle dei lavoratori.

In realtà per i sindacati il vero problema dei dipendenti pubblici non è il licenziamento lampo in caso di furberie a danno dell’amministrazione, ma il rinnovo del contratto, bloccato da sei anni. “Primi e inflessibili a denunciare e a dissociarci dai casi di assenteismo ingiustificato, – afferma il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori – vorremmo però che il premier Renzi applicasse la stessa solerzia nel rinnovo dei contratti pubblici. È la contrattazione il luogo dove affrontare questi temi, non l’ennesimo intervento legislativo”.

Posizione condivisa a pieno dal segretario della Uil, Carmelo Barbagallo. “Giusto” sospendere i fannulloni e, se colpevoli, licenziarli, ma ora tocca al governo impegnarsi al rinnovo. Per il segretario della Cisl Fp, Giovanni Faverin, “i lavoratori sono i primi a chiedere intransigenza contro i disonesti, ma no a marchette elettorali e norme speciali: basta applicare le stesse regole del privato. E vogliamo che il premier metta la stessa determinazione nel rinnovare dignitosamente il contratto”.

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