Burkina Faso: inferno Al Qaida, vendetta contro la Francia

Burkina Faso forces take up positions outside the Splendid Hotel in Ouagadougou, Burkina Faso, 16 January 2016. According to media reports at least 23 people from 18 nationalities have been killed after Islamist militants attacked The Splendid Hotel frequented by many westeners in Burkina Faso. A joint operation by French and Burkina Faso forces freed many hostages. Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM) has claimed responsibility. EPA/AHMED YEMPABOU
Burkina Faso forces take up positions outside the Splendid Hotel in Ouagadougou, Burkina Faso, 16 January 2016. According to media reports at least 23 people from 18 nationalities have been killed after Islamist militants attacked The Splendid Hotel frequented by many westeners in Burkina Faso. A joint operation by French and Burkina Faso forces freed many hostages. Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM) has claimed responsibility.  EPA/AHMED YEMPABOU
Burkina Faso forces take up positions outside the Splendid Hotel in Ouagadougou, Burkina Faso, 16 January 2016. According to media reports at least 23 people from 18 nationalities have been killed after Islamist militants attacked The Splendid Hotel frequented by many westeners in Burkina Faso. A joint operation by French and Burkina Faso forces freed many hostages. Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM) has claimed responsibility. EPA/AHMED YEMPABOU

ROMA. – Il terrorismo jihadista colpisce il Burkina Faso e trasforma un hotel di lusso e un ristorante per stranieri in un inferno di morte, piombo e fiamme che hanno squarciato la notte nel centro della capitale Ouagadougou per oltre 12 ore.

L’azione, partita l’altra sera e rivendicata da Al Qaida per il Maghreb Islamico (Aqmi), si è conclusa solo ieri mattina, quando l’Hotel Splendid e il vicino hotel Yibi sono stati “liberati” dalle forze speciali francesi e locali: a fronte di 126 persone – fra cui un ministro burkinabè – portate in salvo, 33 delle quali ferite, i quattro terroristi, fra i quali due donne, si sono lasciati dietro un bilancio di 23 persone trucidate di ben 18 nazionalità (almeno due delle quali francesi, secondo Parigi, e sei canadesi secondo il premier Justin Trudeau) prima di venire abbattuti uno ad uno.

L’ultimo dei terroristi, che si era asserragliato allo Yibi, è stato ucciso dai militari francesi a mattinata inoltrata. Ed è stata proprio la massiccia presenza militare francese nel Sahel a indirizzare la mano dell’Aqmi: “Una vendetta contro la Francia e i miscredenti occidentali”, ha dichiarato il ramo nordafricano di Al Qaida, captato dal Site, che ha precisato che l’assalto è stato compiuto da “combattenti del battaglione Morabitoun” (le Sentinelle) facente capo a Moktar Belmoktar, già autore dell’assalto all’impianto del gas in Algeria e lo stesso che a novembre, in un’impresa simile pochi giorni dopo l’azione dell’Isis a Parigi, compì un analogo massacro all’hotel Radisson Blu di Bamako, nel vicino Mali: bilancio 20 morti.

Un gesto compiuto in coordinamento con l’Aqmi e con il quale ha siglato la riconciliazione, dopo le voci che davano Belmoktar in fuga verso i “rivali” dell’Isis. Mali e Burkina Faso sono partner nel cosiddetto Gruppo G5 per il Sahel, insieme a Mauritania, Ciad e Niger: alleanza regionale contro le formazioni jihadiste, che non hanno confini.

Inoltre, Ouagadougou, insieme agli altri 4 membri, prende parte all’operazione ‘Barkhane’, promossa dalla Francia ed erede di ‘Serval’, nel Mali. Vi prendono parte dal 2014 3.000 militari francesi ma, a differenza della ‘Serval’, si estende anche ai Paesi vicini, Burkina Faso compreso.

E i soldati francesi stanziati nella guerra alla jihad del deserto prediligevano l’albergo e il bar. La “vendetta” qaedista è scattata alle 19.30 locali, quando i ristoranti erano pieni di stranieri, uomini d’affari, addetti Onu, turisti, ma anche persone locali: l’irruzione del commando di tre-quattro persone armate con il volto mascherato al grido di “Allahu akhbar!” nel caffè-ristorante di stile occidentale ‘Cappuccino’; le raffiche fra i tavoli e l’accanimento con spari a bruciapelo contro le persone a terra.

Contemporaneamente uno dei terroristi dà fuoco alle auto parcheggiate davanti al ristorante e all’adiacente hotel di lusso a 4 stelle Splendid. I terroristi – fra essi una donna nera con le treccine lunghe, due arabi e forse un tuareg – spargono liquido infiammabile nel ristorante e gli danno fuoco, sparando poi a quanti cercano di fuggire. Poi si asserragliano nell’albergo e ripetono il copione dopo aver mandato in frantumi a raffiche la vetrata d’ingresso.

Ma un hotel di quattro piani e 147 camere è difficile da controllare in tre o quattro, e molte persone si nascondono o riescono a fuggire dalle finestre o dalle uscite secondarie. “E’ terribile, la gente era distesa a terra e c’era sangue dappertutto. E loro sparavano a bruciapelo”, racconta a Le Monde Yannick Sawadogo, un sopravissuto.

“Li sentivamo parlare mentre passavano fra le persone e sparavamo a quelle che non erano morte. Quando poi sono usciti hanno incendiato tutto. Molti ne hanno allora approfittato per uscire dalle finestre rotte”. “Non riuscivamo più a respirare. Il soffitto lentamente scendeva e le fiamme iniziavano a ustionarci. Alcune persone sono fuggite, ma all’uscita i terroristi li hanno abbattuti”.

Bangou, il suo amico Roland e alcuni altri, sono riusciti a fuggire rompendo un vetro e si sono rifugiati dietro un gruppo elettrogeno, qualche strada più in là. Bangou ha descritto i terroristi come all’apparenza “bambini” con armi “troppo pesanti per loro”.

Dieci i cadaveri raccolti dal ristorante Cappuccino, almeno 13 – ma potrebbero essercene di più – nell’hotel Splendid. Ma a molte ore dalla conclusione ufficiale dell’azione delle forze speciali, non è dato ancora conoscere la nazionalità di morti, feriti, salvati, anche se la Francia ha già dichiarato che due vittime sono suoi cittadini.

La Farnesina sta verificando e ha invitato gli italiani a “evitare ogni spostamento e rimanere nelle proprie abitazioni” a Ouagadougou. Nelle stesse ore nel nord del Burkina Faso, a Djibo, capoluogo della provincia settentrionale di Soum, è stata rapita una coppia di anziani volontari australiani – un medico e sua moglie – che viveva e lavorava lì dal 1972.

Anche qui, la mano appare essere quella di Al Qaida: al network fondato da Osama bin Laden fa infatti parte il gruppo jihadista maliano Ansar Dine, un cui dirigente ha rivendicato il rapimento, compiuto, vi si afferma, da combattenti dell’ “Emirato del Sahara”.

(di Fabio Govoni/ANSA)