A Davos le nuove emergenze: Cina, petrolio e ambiente

Impiegati preparano i pannelli per il congresso a Davos.
Impiegati preparano i pannelli per il congresso a Davos. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT
epa04033015 Workers make the last preparations inside the Congress Center, two days before the opening of the 44th Annual Meeting of the World Economic Forum (WEF), in Davos, Switzerland, 20 January 2014.  EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT
epa04033015 Workers make the last preparations inside the Congress Center, two days before the opening of the 44th Annual Meeting of the World Economic Forum (WEF), in Davos, Switzerland, 20 January 2014. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

ROMA. – Il rallentamento della Cina che trascina con sé la ripresa dell’economia mondiale, il crollo del prezzo del petrolio e dei mercati, la sfida perenne dell’ambiente e gli attacchi terroristici a livello mondiale. Sono questi i temi che i big dell’economia e della finanza di tutto il mondo si troveranno ad affrontare a Davos nella prossima settimana per la tradizionale riunione annuale del World Economic Forum sulle alpi svizzere.

In 2.500 manager e politici sono attesi alla stazione alpina per le sessioni di confronto e di dibattito, che quest’anno si concentreranno ufficialmente sui cambiamenti tecnologici. Non a caso, fra gli invitati, figurano anche i top manager dei big dell’economia digitale, fra cui Uber, AirBnb e la cinese Alibaba, oltre ai colossi ormai storici, come Google e Facebook.

Ma è inevitabile che l’attenzione venga rivolta anche a temi di più scottante attualità, a partire dalle conseguenze su scala globale del rallentamento della Cina e della discesa senza fine del prezzo del greggio.

Il futuro del Dragone è diventato sinonimo del destino dell’economia globale e dei mercati finanziari internazionali: il grande rischio, che verrà affrontato dai big mondiali dell’economia, fra cui il presidente della Bce Mario Draghi, è che la frenata della Cina possa causare disordini e colpire duramente l’attività finanziaria, scatenando nuovamente il panico sui mercati finanziari, già duramente colpiti dal calo del petrolio.

L’effetto domino del rallentamento cinese si riverserebbe sui produttori di commodities, fra cui Brasile, Australia e Russia, oltre che sui paesi occidentali che vedono proprio nella Cina il principale produttore dei beni di più largo consumo.

Su tutto, come testimonia anche l’aumento delle misure di sicurezza adottato in questi giorni dalle autorità svizzere, aleggia la minaccia terroristica che si fa sempre più pressante, dopo la scia degli ultimi attentati.

La lotta all’Isis sarà al centro degli incontri cui parteciperanno il segretario di Stato Usa, John Kerry (il presidente Barack Obama non si è mai presentato sulle Alpi svizzere), il primo ministro britannico David Cameron e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Per l’Italia è attesa la presenza del ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, e dell’alto rappresentante della Politica estera Ue, Federica Mogherini, mentre il premier Matteo Renzi e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non sono al momento attesi a Davos.

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