Bomba al Cairo in un covo dell’Isis, dieci morti

Egyptian soldiers stand guard after clashes with Supporters of the Muslim Brotherhood , in the Al-Haram neighborhood of Giza, Egypt, 14 August 2014. EPA/KHALED ELFIQI
Egyptian soldiers stand guard after clashes with Supporters of the Muslim Brotherhood , in the Al-Haram neighborhood of Giza, Egypt, 14 August 2014. EPA/KHALED ELFIQI
Egyptian soldiers stand guard after clashes with Supporters of the Muslim Brotherhood , in the Al-Haram neighborhood of Giza, Egypt, 14 August 2014. EPA/KHALED ELFIQI

IL CAIRO. – L’Isis arriva al Cairo. A ridosso del quinto anniversario della rivoluzione egiziana, dieci persone, per la maggior parte poliziotti, sono morte per l’esplosione di ordigno che agenti stavano manipolando in un appartamento nella parte ovest della capitale. Un “covo” che, secondo l’esito le prime indagini, era occupato da terroristi egiziani dello Stato islamico.

Le vittime sono sette poliziotti e tre civili e ci sono anche 13 feriti, ha annunciato la Procura precisando che tra le vittime c’è almeno un ufficiale di polizia. Seguendo una soffiata gli agenti avevano fatto irruzione in un appartamento della circoscrizione di Giza a caccia di terroristi. Come talvolta accade, e come si desume dai resoconti ufficiali, i poliziotti non hanno atteso gli artificieri rimanendo investiti dall’esplosione che ha creato devastazione anche fuori dello stabile e l’evacuazione di tre edifici vicini.

Il ministero dell’Interno ha dichiarato che gli agenti erano sulle tracce di “Fratelli musulmani”, quindi affiliati l’organizzazione che nel 2013 era giunta al potere con controverse elezioni ma che poi una rivolta popolare guidata dai militari aveva defenestrato e messo al bando quale organizzazione terroristica.

Un affidabile sito egiziano però scrive che i terroristi dell’appartamento nel quartiere di Marioutiya appartengono al gruppo “Ansar Beit el-Maqdes”, la formazione che da oltre due anni e mezzo conduce una guerriglia da centinaia di morti nel nord del Sinai e che si è affiliata all’Isis nel novembre scorso 2014.

Nell’appartamento devastato dall’esplosione è stato rinvenuto un laptop con foto di possibili obiettivi di attentati: un commissariato, la Prefettura di Giza e poliziotti. Ribattezzatisi “Welayet Sinai”, i jihadisti avrebbero rivendicato nelle ore precedenti l’uccisione di cinque poliziotti a un posto di blocco di Al Arish, nel nord della strategica penisola al confine con Israele e delimitata dal Canale di Suez.

Se confermato, la bomba di Giza sarebbe un segnale che l’Isis non si limita a combattere nel Sinai (dove in ottobre ha rivendicato l’abbattimento dell’aereo carico di turisti russi dando un colpo al turismo, vitale per l’Egitto) ma ora punta con decisione anche sul Cairo. Il raid era uno dei circa 5.000 condotti in questi giorni per impedire che i Fratelli musulmani organizzino proteste contro il presidente ed ex-generale Abdel Fattah Al Sisi in occasione del 25 gennaio, il giorno di inizio della rivolta che a febbraio 2011 portò alla caduta dell’ultratrentennale rais Hosni Mubarak.

Soprattutto nei due anni passati le manifestazioni erano degenerate in scontri con decine di morti (almeno 23 l’anno scorso e oltre 30 nel 2014 calcolando in entrambi i casi i turbolenti cortei anche della vigilia). Quest’anno fin da dicembre il ministero dell’Interno ha avvertito che non verrà tollerato alcun corteo e a Piazza Tahrir, l’epicentro della prima rivoluzione egiziana e della rivolta contro il presidente islamista Mohamed Morsi del luglio 2013, si svolgerà una celebrazione per la “Festa della polizia”.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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