I rischi per l’export italiano, nel 2015 persi 5 miliardi

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ROMA. – “Un mondo più volatile e rischioso, segnato dai prezzi bassi delle materie prime, dall’aumento del debito nei paesi emergenti e dall’estensione della violenza politica”. E’ un quadro a tinte fosche quello dipinto dalla Mappa dei rischi 2016 Sace che prefigura la fine dei Brics e dei paesi emergenti come Eldorado dell’export.

L’aumento dei rischi, spiega Sace, si è tradotto in oltre 5 miliardi di euro di minori esportazioni nell’ultimo anno, ma è possibile recuperarne 31 nei prossimi quattro puntando, strategicamente, su un paniere di mercati a elevato potenziale: Algeria, Cile, Cina, Emirati Arabi Uniti, Filippine, India, Iran, Kenya, Malaysia, Marocco, Messico, Perù, Polonia, Spagna e Turchia.

Nel 2015 si è assistito a un leggero miglioramento del rischio nei mercati avanzati (indice Sace: -1 punto), contrapposto a un aumento sensibile nei grandi paesi emergenti (+ 4 punti), con picchi significativi per importanti partner commerciali dell’Italia quali Brasile (+10), Russia (+9) e, in misura minore, Turchia (+3).

“Il 2016 sancirà la fine dell’era dei Brics e della rappresentazione degli emergenti come Eldorado – spiega Roberta Marracino, Direttore area studi e comunicazione di Sace – sarà un mondo meno piatto e con sensibili differenze all’interno delle singole aree geografiche, di fatto un ritorno allo stato dei mercati pre-2007, ma con maggior complessità e volatilità, che abbiamo chiamato ‘nuovo Old Normal'”.

Sono tre i trend che influenzeranno rischi e opportunità nel 2016: i prezzi bassi delle materie prime, che ha colpito paesi come Algeria (+12), Angola (+10) e Venezuela (+7), l’aumento del debito pubblico, che colpisce anche paesi solidi come Turchia (+3) e Malesia (+1), e l’aumento della violenza politica, di cui fanno le spese paesi in guerra aperta come Yemen (+12), Libia (+12) e Siria (+5) ma anche il Brasile che partendo da livelli di rischio ben più bassi ha registrato un rapido deterioramento (+6).

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