Scatta Il piano nazionale di contrasto alla povertà, spinta a inclusione attiva

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ROMA. – Non solo sostegno al reddito. Il piano nazionale di contrasto alla povertà, per il quale il governo ha approvato il ddl delega, sarà basato, come sottolinea il comunicato finale del Consiglio dei ministri, “sul principio dell’inclusione attiva. Ecco in sintesi cosa prevede il ddl:

STOP ASSISTENZA PASSIVA, ARRIVA ‘INCLUSIONE ATTIVA’: la misura nazionale di contrasto alla povertà prevede appunto “la predisposizione per i beneficiari di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa sostenuto dalla offerta di servizi alla persona”. Una misura “volta a superare la logica di mera assistenza passiva, introducendo il principio della attivazione finalizzata alla inclusione sociale e lavorativa”.

PIU’ RISORSE DA RIORDINO PRESTAZIONI: L’intervento, contenuto nei limiti delle risorse disponibili nel Fondo per la lotta alla povertà e all’inclusione sociale previsto dalla legge di Stabilità, “verrà gradualmente esteso sulla base delle risorse che al Fondo affluiranno in virtù degli interventi di razionalizzazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali”.

PRESTAZIONI CON ISEE, NON SI TOCCANO I DISABILI: il ddl razionalizza le prestazioni di natura assistenziale e quelle di natura previdenziale sottoposte alla prova dei mezzi – escluse quelle legate alla disabilità del soggetto beneficiario -, introducendo il principio di “universalismo selettivo” nell’accesso secondo criteri di valutazione della condizione economica in base all’Isee.

ARRIVA REGIA INTERVENTI SERVIZI SOCIALI: con la delega si riordina la normativa in materia di interventi e servizi sociali, al fine di superare la frammentarietà delle misure e degli interventi secondo principi di equità ed efficacia nell’accesso e nell’erogazione delle prestazioni. E si prevede l’istituzione, presso il ministero del lavoro, di un organismo nazionale di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali.

Previsti anche l’attribuzione al ministero delle competenze in materia di verifica e controllo del rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni; la promozione di accordi territoriali tra servizi sociali e altri enti o organismi competenti per l’inserimento lavorativo, la salute, l’istruzione e la formazione; nonché il rafforzamento del Sistema informativo dei servizi sociali e, in particolare, del Casellario dell’assistenza.

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