Accordo Ue-Usa sulla privacy, dopo Datagate si gira pagina

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BRUXELLES. – Mai più sorveglianza di massa americana per i cittadini europei, nemmeno tramite le informazioni raccolte su Facebook. Dopo lo scandalo del ‘Datagate’ e la sconfitta davanti alla Corte Ue del ‘Safe Harbour’, il sistema di trasferimento dei dati personali dall’Europa agli Usa ritenuto non proprio così sicuro, arriva ora il “Privacy Shield”, lo ‘scudo della vita privata’.

Ad annunciare l’intesa Ue-Usa, arrivata in extremis dopo tre mesi di negoziati intensi e difficili, i commissari Andrus Ansip e Vera Jourova a Strasburgo. Le autorità garanti per la privacy Ue avevano dato infatti tempo sino a fine gennaio per negoziare un nuovo accordo, arrivando anche a minacciare, se non fossero stati fatti passi in avanti, di decidere la sospensione totale dei flussi di dati dall’Europa a Oltreoceano.

Nel nuovo accordo per la prima volta viene prevista la possibilità per i cittadini europei di far ricorso a meccanismi di compensazione giudiziaria negli Usa, nonché a un mediatore indipendente dai servizi di intelligence americani che dovrà tutelare dagli abusi. Le imprese che trasferiscono i dati, come Google o Facebook ma non solo, perché sono circa 4mila quelle lavorano con i flussi di informazioni personali, saranno soggette a forti obblighi di controllo e supervisione, inclusi da parte del Dipartimento del commercio americano.

E soprattutto è arrivato “per la prima volta un impegno in forma scritta da parte del governo americano” per “non condurre mai alcun tipo di sorveglianza di massa sui cittadini europei”, ha assicurato il vicepresidente della Commissione Ue Andrus Ansip. Non solo. L’accordo avrà una natura “dinamica”, in quanto ogni anno verrà fatta una verifica e un monitoraggio della sua effettiva applicazione ed efficacia.

La commissaria Jourova ha quindi immediatamente informato le autorità garanti dei 28, riunitesi proprio per fare il punto sulla situazione. “Abbiamo utilizzato la sentenza della Corte Ue come parametro” per negoziare l’intesa, ha affermato Jourova, assicurando che questa risponde alle preoccupazioni di Lussemburgo.

La Corte di giustizia europea a ottobre ha infatti dato ragione allo studente di legge austriaco Max Schrems che aveva fatto causa a Facebook, invalidando contestualmente il ‘Safe Harbour’ che dal 2000 regolava il trasferimento dei dati personali dall’Ue agli Stati Uniti.

Per il sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli, il nuovo ‘Privacy shield’ è “un’ottima notizia”, ed è considerato “essenziale” da parte degli industriali europei di BusinessEurope. Divisioni invece tra gli europarlamentari: promosso per il Ppe ma bocciato dai liberali, perché lo status delle salvaguardie legali offerte degli Usa è poco chiaro.

(di Lucia Sali/ANSA)

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