Venezuela: Aperto il cammino verso un “Golpe”? Si torna a parlare di “transizione pilotata”

Mensaje Anual del Presidente Nicolás Maduro Moros (cortesia avn.info.ve)
Mensaje Anual del Presidente Nicolás Maduro Moros (cortesia avn.info.ve)
Mensaje Anual del Presidente Nicolás Maduro Moros (cortesia avn.info.ve)

Confusione, sconcerto. Ma non sorpresa. La decisione della Corte Costituzionale, viste le circostanze attuali, era prevedibile. Il presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, vi si era appellato sicuro del risultato. D’altronde, anche in precedenti occasioni, la Corte aveva deliberato a favore del Governo.

Perché non farlo anche in questa? L’interpretazione della Corte, chiesta dal capo dello Stato, non solo disattende la decisione dell’Assemblea Nazionale, ripristina il Decreto di Emergenza Economica e restituisce al presidente Maduro la facoltà di decisione in materia economica ma, quel che appare più grave, rompe il delicato equilibrio tra poteri. Infatti, la Corte, così facendo, si pone, con l’assenso dell’Esecutivo, al di sopra di ogni altro potere previsto dalla Costituzione.

Non entriamo in merito ad argomenti che anche ad esperti costituzionalisti risultano ostici ed enigmatici. Ma è logico pensare che la decisione della Corte scriva un pericoloso precedente. In futuro, qualunque decisione del Parlamento, presa nell’esercizio delle attribuzioni che gli conferisce la Costituzione, potrà essere messa in discussione. L’Assemblea Nazionale, eletta a suffragio universale, è oggi sconfessata da un organismo i cui membri sono designati dal proprio Parlamento, quindi con una elezione di secondo grado.

Il presidente del Parlamento, Henry Ramos Allup, nel commentare la decisione, ha affermato con amarezza che nel Paese si apre il cammino verso un colpo di Stato. E non è mancato chi ha ricordato, anche se le differenze sono abissali, quanto accaduto nel Perù di Fujimori: l’“auto-golpe” del 1992 e lo scioglimento del Parlamento.

Il presidente dell’Assemblea Nazionale ha anche sostenuto che la sentenza della Corte contribuisce ad approfondire la crisi politica che ha inevitabilmente gravi riflessi su quella economica e sociale. Da qui, sempre secondo Ramos Allup, la necessità di accelerare, attraverso i meccanismi contemplati dalla Costituzione, un avvicendamento alla presidenza della Repubblica. E su questo indirizzo l’Assemblea Nazionale si è proposta di lavorare.

La tesi di un avvicendamento ai vertici del Governo, che dopo l’elezione del nuovo Parlamento pareva fosse stata archiviata, è stata rispolverata dal Tavolo dell’Unità che ne ha discusso a lungo all’indomani della sentenza della Corte. Ora, le differenze riscontrate in passato tra falchi e colombe non sono più di fondo ma solo di forma. Insomma, vi è coincidenza circa la necessità di un cambio accelerato di governo; restano le differenze sul cammino a seguire.

Henrique Capriles Radonski, rappresentante dell’ala moderata, ha suggerito di lavorare contemporaneamente sulla soluzione avanzata dalla Causa R – leggasi, emendamento alla Costituzione per ridurre il periodo presidenziale a 4 anni – e sul “Referendum Revocatorio”. Dal canto suo, Voluntad Popular, la corrente radicale del Tavolo dell’Unità, ha insistito sul referendum per una nuova Assemblea Costituente che possa riscrivere la “Costituzione”.

Di tutt’altro tono, invece, la posizione del Segretario Esecutivo del Tavolo dell’Unità. Jesùs “Chuo” Torrealba considera le dimissioni del capo dello Stato il cammino meno traumatico per promuovere una trasformazione capace di frenare la crisi e gettare le basi per la crescita del Paese.

La necessità di una svolta in seno al governo è avvertita anche all’interno di settori importanti del “chavismo”. Marea Socialista, la corrente dissidente del Psuv, ha reso noto che, nei giorni scorsi, si sarebbero svolte presunte riunioni del vertice del Polo Patriotico per studiare gli scenari che si aprirebbero nel caso di una presunta uscita del presidente Maduro dalla scena politica.

Le dimissioni del capo dello Stato sono state suggerite da dissidenti come Nicmer Evans e il connazionale ed ex ministro Jorge Giordani, e da organizzazioni “chavistas” contrarie alla politica del governo, come ad esempio Marea Socialista e Aporrea.com.

L’esistenza di una corrente d’opinione in seno al “chavismo” aperta a una svolta politica ed economica per “salvare la rivoluzione” è stata confermata alla “Voce” da fonti solitamente ben informate. Tra le varie proposte sul tavolo quella più accreditata sarebbe la transizione pilotata che risparmierebbe al Paese una “svolta traumatica” e permetterebbe al “chavismo” di guadagnare tempo.

Come si ricorderà, già qualche mese fa, quando dai sondaggi cominciavano a emergere indicazioni sulla probabile sconfitta del “chavismo” e poi, quando la tendenza verso una catastrofica debacle del governo pareva ormai irreversibile, in seno al “chavismo” cominciò un dibattito sulla possibile transizione pilotata. Allora s’impose la tesi dell’ala dura del “chavismo”, quella radicale, che sosteneva la necessità della “rivoluzione ad oltranza”.

Ramos Allup ha assicurato che nonostante le avversità, il Parlamento continuerà a lavorare e a legiferare. Sono sul tavolo di discussione, oggi, alcune leggi assai polemiche. Tra queste, quella che permetterebbe agli inquilini delle case della “Misiòn Vivienda” di averne definitivamente il titolo di proprietà e quella che dovrebbe restituire la libertà ai prigionieri politici. Quest’ultima sicuramente sarà tema di polemica e, probabilmente, la sua legalità sarà messa di nuovo in discussione e ogni decisione rimandata alla Corte.

Mentre la politica si affronta senza esclusione di colpi, e il governo scommette sull’indebolimento del potere legislativo, la crisi economica continua a mordere. Pasta, farina, lenticchie, ceci, fagioli sono scomparsi dai supermarket e dalla dieta dei venezuelani, mentre tra coloro che per ore fanno la fila di fronte ai generi alimentari si parla con insistenza dell’imminente incremento della benzina e della svalutazione del bolìvar.

Sono questi due provvedimenti assai temuti dal governo, per gli effetti catastrofici sulla propria popolarità, oggi ai minimi storici, e sull’inflazione, ormai a un passo dall’iper-inflazione.

Stando agli esperti, il Governo si troverebbe a un bivio: applicare un incremento della benzina e una svalutazione radicale, con un alto costo politico; o un incremento della benzina e una svalutazione programmata. In altre parole, uno schema d’incremento della benzina e una svalutazione mensile pianificate che, in poco tempo, permetterebbero di riportare il valore del combustibile e della moneta a livelli più consoni con la realtà. Il costo politico, comunque, resterebbe alto.

(Mauro Bafile/Voce)

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