Usa 2016: Trump vuole anche Nevada, ma occhio a Rubio

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NEW YORK.- Donald Trump alla conquista del Nevada, dove si svolgeranno i caucus repubblicani. I sondaggi finora lo danno per favorito, così come in 10 dei 14 stati dove si voterà nel ‘Super Tuesday’ del primo marzo. Il tycoon newyorchese, dopo le vittorie in New Hampshire e South Carolina, appare inarrestabile.

Ma a minacciare la sua corsa verso la nomination c’è soprattutto l’ascesa di Marco Rubio. Il giovane senatore di origini cubane, che nelle primarie del South Carolina ha ottenuto un ottimo secondo posto, ha ancora ampi margini di crescita. Dopo il fallimento di Jeb Bush è su di lui che punta l’establishment del partito repubblicano. E su di lui dovrebbero convergere gran parte dei voti e dei soldi finora diretti all’ex governatore della Florida, una volta suo mentore.

Rubio attende con ansia l’endorsement ufficiale non solo di Bush, ma anche di Mitt Romney, candidato repubblicano alla Casa Bianca sconfitto da Barack Obama nel 2012. Già in Nevada Rubio potrebbe dare del filo da torcere a Trump, più del senatore ultraconservatore Ted Cruz. E la sua posizione potrebbe ulteriormente rafforzarsi se a ritirarsi nei prossimi giorni saranno anche l’ex neurochirurgo Ben Carson (la sua uscita di scena è nell’aria) e il governatore dell’Ohio, John Kasich. E’ quest’ultimo la vera incognita per Rubio, che spera in un pressing dei vertici del partito per tentare di concentrare i voti dei moderati su un unico candidato.

E Rubio ha dalla sua parte anche i numeri: non solo potrebbe ereditare l’appoggio dei finanziatori della campagna di Bush (il candidato per ironia della sorte che finora aveva raccolto più soldi) ma, secondo gli ultimi dati, è già il candidato che ha raccolto più fondi da Wall Street, oltre 4 milioni di dollari da dipendenti di banche e fondi di investimento come Bank of America, Deutsche Bank e Goldman Sachs. Più di Hillary Clinton.

Il senatore della Florida ha però un grande nemico: il tempo. Non c’e n’è molto per tentare di unire tutti i consensi necessari per battere Trump. Quest’ultimo ha già guadagnato 65 delegati. In Nevada ce ne sono in palio altri 30, ma nel supermartedì ce ne sono ben 595 che verranno distribuiti proporzionalmente ai voti ricevuti.

E se il tycoon dovesse fare il pieno potrebbe davvero essere troppo tardi per fermarlo. Anche se il 15 marzo sarà la volta di quattro stati-chiave (Florida, Ohio, Missouri e Illinois) che metteranno in palio altri 671 delegati, stavolta assegnati col metodo del ‘winner-take-all’, chi vince piglia tutto.

Per la nomination serve raggiungere la soglia dei 1.237 delegati. E se Ted Cruz punta sulla cosiddetta ‘Bible Belt’, le aree a maggioranza bianca e con una maggiore presenza di evangelici, Rubio punta più sulle grandi aree metropolitane, da Atlanta a Boston, passando per Minneapolis e Nashville, dove può garantirsi il voto delle minoranze. La partita, insomma, è più aperta di quanto si pensi.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)