Petrolio: Iran boccia il congelamento della produzione

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ROMA. – L’Iran boccia senza mezzi termini la proposta di congelamento della produzione e il petrolio scivola di nuovo verso quota 31 dollari, dopo aver superato la soglia dei 33 dollari al barile. Al termine delle contrattazioni, il prezzo è fissato a 31,87 (-4,5%). A ‘gelare’ il mercato, che tentava un rimbalzo dopo il crollo della scorsa settimana sotto i 30 dollari al barile, è stato il ministro del petrolio di Teheran, Bijan Namdar Zanganeh, che ha definito “ridicola” la proposta messa a punto da Russia, Arabia, Venezuela e Qatar per un congelamento della produzione sui livelli di gennaio.

Secondo Zanganeh, infatti, la proposta avanzata dai quattro Paesi, che la scorsa settimana hanno raggiunto un’intesa di massima a Doha da concretizzare entro il primo marzo, pone “richieste irrealistiche” all’Iran. “E’ completamente ridicolo – ha osservato il ministro – perché arrivano con questa proposta di congelamento loro (l’Arabia Saudita, ndr) che producono 10 milioni di barili, contro l’Iran” che ha in programma un aumento della produzione “di un milione di barili. Se la produzione dell’Iran diminuisce, il nostro posto verrà preso dai paesi vicini”.

L’antica rivalità tra Arabia e Iran, insomma, continua a condizionare qualsiasi possibile strategia comune. Del resto anche l’Arabia ha contribuito ad affondare di nuovo i prezzi. Il ministro del Petrolio Ali Al-Naimi, intervenendo alla conferenza energetica di Houston, ha escluso un taglio della produzione, spiegando che la proposta di congelamento non va nella stessa direzione: “Non ha senso perdere tempo chiedendo tagli della produzione. Questo non avverrà”, ha avvertito, spegnendo quindi sul nascere ogni ipotesi di riduzione ‘spontanea’ della produzione, a fronte dell’indisponibilità di Teheran al congelamento.

Per Al-Naimi, infatti, il mercato troverà un equilibrio da solo, perché anche se “suona duro e purtroppo lo è”, le compagnie che sono partite grazie ai prezzi alti, adesso dovranno inevitabilmente fare i conti con quelli bassi. Che così resteranno ancora per un bel po’, secondo molti analisti: “Il primo punto reale di flessione per il mercato potrebbe materializzarsi solo nel 2017”, afferma Leonardo Maugeri, esperto di petrolio, in uno studio realizzato nell’ambito del ‘Geopolitics Energy Project’ di Harvard.