Salvini attacca Renzi e Mattarella, sdegno della maggioranza

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ROMA.- Il dossier Libia irrompe nel dibattito politico nel peggiore dei modi: la tragica notizia della morte dei due lavoratori italiani, rapiti lo scorso luglio ed uccisi nei pressi della cittadina di Sabrata, riaccende le polemiche sull’ipotesi di intervento militare nel Paese africano. Matteo Salvini alza il tiro contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier Matteo Renzi.

Il presidente del Consiglio – afferma il leader della Lega – “ha le mani sporche di sangue: in Italia libera i delinquenti mentre sull’immigrazione è complice del terrorismo internazionale. Mattarella, invece, nel momento in cui dalla Libia giungono notizie sulla morte dei due italiani si vanta dell’avanguardia dell’Italia nell’accoglienza. O sono matti o sono complici”.

Il riferimento di Salvini è alle parole pronunciate dal Capo dello Stato durante la visita all’Istituto Nazionale per le Migrazioni e la Povertà di Roma: “Il nostro Paese in questi anni è stato all’avanguardia nella solidarietà – ha detto Mattarella – Continua ad esserlo in questi giorni con i corridoi umanitari, accogliendo migranti e profughi che giungono da Paesi tormentati dalla guerra”.

Un attacco, quello di Salvini, al quale replica con fermezza la maggioranza. Il Pd definisce “indegne ed inqualificabili le parole di Salvini che oggi non risparmia nemmeno il presidente Mattarella”. “Pensavamo di essere abituati agli sproloqui salviniani ma quello di oggi sul presidente Mattarella va oltre ogni limite”, fa eco Ap.

Il Colle, dal suo canto, più che alla polemica politica, guarda “con grande attenzione” all’evolversi della situazione in Libia in attesa di avere maggiori particolari sulla morte dei due italiani e sulla sorte degli altri due loro compagni ancora in mano a non ben identificati rapitori.

I partiti si interrogano e si dividono sull’opportunità di un intervento militare in Libia. Le opposizioni chiedono che il governo venga a riferire in Aula sulla morte dei due italiani ma anche sul sempre più difficile scenario internazionale alle porte dell’Italia: mercoledì 9, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni interverrà in Aula per ribadire la posizione del governo.

Troppo tardi secondo il M5S che chiede che si presenti alle Camera “già domani” perché “la situazione in Libia sta precipitando” ed “il governo prende iniziative sul coinvolgimento dell’Italia in operazioni militari senza informare il Parlamento”.

Anche Forza Italia attacca l’esecutivo ma “per la sua assenza e per l’incapacità di agire con determinazione e con un piano preciso e finalizzato a stabilizzare una delle aree più infuocate del pianeta”. Il copyright è del presidente dei senatori forzisti Paolo Romani, da sempre favorevole ad un intervento militare “per ristabilire le minime condizioni di convivenza civile, senza dimenticare ovviamente la difesa dei nostri importanti interessi economici”.

Silvio Berlusconi, invece, sottolinea “la complessità della situazione libica” e mette in guardia “dall’elevato rischio di causare vittime innocenti, se si dovessero intraprendere interventi frettolosi o superficiali”. Per un volta il Cav sembra andare d’accordo con Romano Prodi, a dicembre in predicato di avere un mandato Onu come mediatore internazionale proprio per la crisi libica, che sconsiglia “al momento” un intervento militare.

“Il nostro presidente del Consiglio e le Nazioni Unite hanno detto che un intervento militare in Libia ci può essere solo dopo la richiesta di un governo unitario – sottolinea l’ex premier Prodi – Attualmente siamo lontanissimi” da un simile scenario: “in questo momento non ci sono le condizioni per cui si possa intervenire”.

(di Teodoro Fulgione/ANSA)

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