Ucciso giovane abruzzese nello Stato Carabobo

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CARACAS – Il Venezuela è sempre più pericoloso. La delinquenza non fa sconti e l’eccidio di innocenti aumenta giorno dopo giorno. Nessuno può considerarsi a salvo e la nostra Collettività spesso è vittima della violenza. Dopo il vile omicidio di Dino Rubens Tomassilli, avvenuto appena quindici giorni fa, un’altra morte violenta addolora la nostra Collettività.

Anche in questa occasione si tratta di un giovane abruzzese: Matteo Di Francescantonio, 21 anni nato a Popoli (Pescara). Il movente, d’accordo alle prime indagini degli inquirenti, non sarebbe né il furto, né il sequestro. Stando a quanto trapelato, nonostante il riserbo delle Forze dell’Ordine, l’autore dell’assassinio potrebbe essere un rivale in amore.

Il giovane Di Francescantonio, dal Comune di Diego Ibarra dove viveva, si era trasferito recentemente nello “Stato Carabobo”, sulla costa dei Caraibi. Circa un anno fa, aveva deciso di raggiungere la madre in Venezuela e di restare nel Paese. E, difatti, poco a poco aveva trovato un lavoro e si era ambientato.

Secondo la prima ricostruzione fatta dagli inquirenti, Matteo ha salutato la madre martedì scorso, poco dopo le 21. Era sua intenzione raggiungere alcuni amici e andare a cena con loro. Ed invece l’agguato. Il giovane sarebbe stato freddato a colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata. Praticamente a bruciapelo. Stando a indiscrezioni, Francescantonio non avrebbe nè reagito nè tentato la fuga. Ció farebbe suporre agli inquirenti che l’assassino potrebbe essere una persona conosciuta dalla vittima.

Il primo allarme è stato dato dalla stessa madre. La donna, visto il ritardo inconsueto del figlio, prima è andata a cercarlo a casa di vicini e amici. Poi, disperata, ha chiesto l’aiuto della polizia.

Il corpo senza vita del giovane connazionale di origine abruzzese sarebbe stato rinvenuto dalla polizia stessa, abbandonato in una zona non molto frequentata del quartiere di Los Jardines, a pochi chilometri di distanza da Victoria Street, dove Matteo Di Francescantonio abitava con la madre.

Gli inquirenti battono la pista della vendetta passionale ma, stando a quanto riferito alla Voce da fonti della polizia, per il momento l’indagine è aperta a ogni ipotesi.

Matteo Di Francescantonio è il secondo giovane connazionale di origine abruzzese ad essere stato ucciso dall’inizio dell’anno in Venezuela. Ed infatti, circa due settimane fa, nella città di Maracay, il giovane tassista Dino Rubens Tomassilli, appena 25 anni, originario di Pratola Peligna (L’Aquila), è stato ucciso da una banda di rapinatori che voleva rubargli la vettura.

Il giovane Rubens Tomassilli, da pochi mesi in Venezuela, sarebbe stato bloccato e minacciato con le armi lungo la superstrada che porta a Caracas. I malviventi gli avrebbero chiesto le chiavi della sua Chevrolet Spark di colore blu. Il connazionale si sarebbe opposto, avrebbe reagito e si sarebbe dato alla fuga.

I delinquenti, comunque, sarebbero riusciti a raggiungerlo e, senza esitare, gli avrebbero sparato in testa.
Le autorità di polizia sono tutt’ora sulle tracce dei malviventi che, pare, agiscano impunemente lungo la “Autopista Regional del Centro”.

La nostra Collettività costernata e rattristata per quanto accaduto ai due giovgani connazionali teme che, come tanti omicidi in Venezuela, anche questi passino ad ingrossare la lunga lista dei “cold case”, dei casi mai risolti. E, quindi, che i malviventi possano continuare a commettere impunemente crimini efferati.

Il Venezuela, assieme a Honduras, è considerato il Paese con l’indice di criminalità più alto al mondo ed anche quello tra i Paesi con l’indice di impunitá piú elevato. Stando all’Osservatorio Venezuelano per la Violenza, una delle Ong piú qualificate e autorevoli del Paese, nel 2015 le morti violente registrate nel Paese sarebbero state 27.875, ossia una media di 90 omicidi ogni 100.000 abitanti.

Per la Procuratrice, Luisa Orttega Díaz, invece, le morti violente lo scorso anno sono state 17.778. E cioè un tasso di omicidi di 58,1 ogni 100.000 abitanti. Una cifra comunque da capogiro che dimostra, senza ombra di dubbio, la pericolosità del Paese e di quanto sia indifeso e inerme il cittadino di fronte alla violenza della criminalità crescente.

Per L’Osservatorio Venezuelano per la Violenza, sono sei i fattori che possono spiegare l’incremento della violenza nel Venezuela. Tra di questi figura una maggiore presenza del crimine organizzato e lo scadimento dei Corpi della Sicurezza di Stato.

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