Mattarella, l’Ue dovrebbe visitare i campi profughi in Etiopia

Mattarella nel campo profughi in Etiopia: “L'Europa guardi queste immagini”
Mattarella nel campo profughi in Etiopia: “L'Europa guardi queste immagini”
Mattarella nel campo profughi in Etiopia: “L’Europa guardi queste immagini”

TEIRKIDI (ETIOPIA). – Basterebbe visitare un campo profughi in Etiopia, “vedere le immagini di oggi”. Sergio Mattarella ha ancora negli occhi l’umanità dolente ammassata in un campo profughi etiope al confine con il Sudan quando, al suo rientro nella capitale, gli chiedono con quale spirito le leadership europee dovrebbero affrontare il delicatissimo Consiglio europeo che si apre a Bruxelles quasi interamente dedicato all’emergenza immigrazione.

Il presidente ha infatti visto di persona centinaia di persone in cammino – qualcuno con taniche d’acqua, altri con pacchetti di cibo o rami portati in testa – lungo una sottile striscia di terra arida, mentre decine di bambini, ai lati della strada, salutano il corteo di auto che al suo passaggio alzavano nuvole di polvere.

Il capo dello Stato ha visitato il campo profughi di Teirkidi, uno dei più grandi di tutta l’Africa, che l’Etiopia ospita a pochi chilometri dal confine con il Sud Sudan e che Sergio Mattarella nel corso della sua visita di Stato nel paese sub-sahariano ha voluto fortemente visitare.

E’ uno dei campi dove è più attiva la cooperazione italiana, impegnata nella realizzazione di un sistema di pompaggio dell’acqua ed in progetti di istruzione. Ed è uno dei campi – come spiega il presidente Mattarella – dove “si può cogliere con mano cosa ha spinto tante persone, donne e bambini, a fuggire dalla propria terra”.

Un messaggio per tutti. Soprattutto alla vigilia del vertice Ue che deve cercare di ritrovare l’unità per fronteggiare in maniera solidale l’ondata immigratoria che si sta abbattendo sull’Europa. Teirkidi ospita oltre 50mila rifugiati (l’area di Gambela, dove si trova, supera i 100mila mentre l’intera Etiopia accoglie oltre 800mila profughi): sono quasi esclusivamente sud sudanesi scappati dalla guerra che sta devastando da oltre sei anni il giovane paese subsahariano. Alle loro spalle hanno lasciato il terrore: morti, stupri di massa, violenze di ogni genere fino ad episodi sconvolgenti come alcune uccisioni di bambini bruciati vivi.

Il presidente italiano visita una delle centrali di pompaggio realizzate grazie alla Agenzia per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo e, poi, si ferma in una scuola gestita dall’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati e da Save The Children: ad accoglierlo decine di bambini con canti e balli tradizionali.

“Attraversare il campo – sottolinea Mattarella, il primo presidente italiano a visitare un campo profughi – rafforza alcuni sentimenti. Il primo è il senso di solidarietà nei confronti di chi si trova qui perché è dovuto fuggire dalla violenze e dal pericolo grave di morte. Il secondo è la conferma del grande apprezzamento per quanto l’Etiopia sta facendo, in un momento di grande difficoltà” per la siccità causata dal Niño.

Il capo dello Stato ha negli occhi le immagini dei bambini. “Mentre attraversavamo il campo, vederli che salutavano con allegria o vedere che ora cantano e danzano fa rendere conto di quanto sia forte il desiderio di vita e di futuro qui dentro”. Mattarella ringrazia “tutti coloro che si adoperano come cooperanti a sostegno dei poveri” ma rassicura anche che “l’Italia continuerà a dare il proprio sostegno”. Anzi, il presidente annuncia “ulteriori somme a favore di questo campo: esattamente 630mila euro attraverso l’Unicef e l’Unhcr”.

“Naturalmente – aggiunge – non è sufficiente, occorrerebbe molto di più ma l’Italia continuerà ad esprimere il suo sostegno”.

Mattarella, che adesso raggiungerà il Cameroun per una visita di stato di quattro giorni, nei suoi incontri con le massime autorità della repubblica etiopica e dell’Unione Africana, la cui sede è ospitata ad Addis Abeba, ha sottolineato la necessità, soprattutto per l’Occidente, di adottare un approccio multilaterale per l’emergenza immigrazione e, indirettamente, per quella del terrorismo: si deve intervenire laddove “i fenomeni migratori hanno inizio” perché “nessuno lascerebbe la propria terra se vi potesse vivere in pace”.

(dell’inviato Teodoro Fulgione/ANSA)