Ancora in attesa degli indennizzi. Cresce la rabbia dei risparmiatori

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ROMA. – A tempo ormai scaduto ancora non è scritta nero su bianco la soluzione per indennizzare gli obbligazionisti delle 4 banche che hanno visto sfumare i loro risparmi. Uno stallo che lascia sempre più disorientati – e arrabbiati – i risparmiatori, che porteranno le loro istanze alla Banca d’Italia, mentre i consumatori annunciano l’avvio delle prime cause di chi ha preferito la via della giustizia ordinaria.

La soluzione, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe passare per un decreto legge che riscrive le norme inserite in legge di Stabilità su arbitrati e valutazione ‘caso per caso’ degli indennizzi, e che, soprattutto, dovrebbe aumentare, in modo consistente, le risorse da destinare ai risparmiatori delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti.

Servirà ancora qualche giorno però, dicono dal governo, perché il nuovo decreto veda la luce. Non solo perché sia Pier Carlo Padoan sia Matteo Renzi in questi giorni hanno impegni internazionali – il ministro dell’Economia a Parigi e il premier in un tour negli Stati Uniti – ma soprattutto perché per potenziare il fondo di solidarietà che al momento può arrivare “fino a 100 milioni”, come recita la Stabilità 2016, serve il via libera europeo.

Proprio alla vigilia della scadenza dei termini, il governatore della Banca d’Italia è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: un incontro di routine – spiegano le diverse fonti – nel quale si è fatto un giro di orizzonte sulla situazione economica e finanziaria del Paese. Ma certo, anche se non ci sono conferme, non è escluso che possa essere stato toccato anche il tema degli effetti del salvataggio della quattro bad bank, che era entrato anche nel discorso di fine anno del Capo dello Stato.

Lo scoglio da superare per l’arrivo del provvedimento è sempre quello degli aiuti di Stato, che aveva stoppato l’intervento iniziale appunto a un massimo di 100 milioni. Ora con Bruxelles, assicurano però dal Tesoro, l’interlocuzione sta andando avanti positivamente e oramai sembra davvero ‘questione di pochi giorni’. Il nuovo decreto dovrebbe allargare la platea, distinguendo solo (ma su questo ancora c’è un confronto aperto anche nell’esecutivo) tra i correntisti delle 4 banche e chi invece, da non correntista, aveva acquistato le obbligazioni subordinate sul mercato secondario avvalendosi di intermediari (risparmiatori, dunque, teoricamente più ‘esperti’).

Col provvedimento si dovrebbe risolvere poi anche la questione dei crediti d’imposta (Dta) rimasti a carico delle bad bank e che invece dovrebbero finire nei bilanci dei nuovi 4 istituti in bonis guidati da Roberto Nicastro.

Intanto le opposizioni, così come i consumatori, attaccano un governo che “salva i banchieri ma non i risparmiatori”, come dicono da Forza Italia e che porta avanti un “indecoroso scaricabarile” tra ministero dell’Economia, Ue e Banca d’Italia, come incalzano Adusbef e Federconsumatori. Mentre il Codacons annuncia che nei prossimi giorni partiranno le prime “20 cause” di chi ha scelto il tribunale per far valere le proprie ragioni, con altre “migliaia che potrebbero essere presentate nei prossimi mesi”.

I risparmiatori del comitato ‘Vittime del salva-banche’, comunque, domani cercheranno di spiegare le loro ragioni al direttore dell’Unità di Risoluzione e Gestione delle Crisi di Banca D’Italia, Stefano De Polis. Un incontro sul quale ripongono poche speranze, in attesa di risposte dal governo che, lamentano, ancora non è arrivata.

Ma in fondo, è il ragionamento che si fa nella maggioranza, la scadenza del 30 marzo era quella fissata con la Stabilità, ma se si sceglie di cambiare tutto, dicendo addio agli arbitrati affidati all’Anac di Cantone e alzando ad almeno 280-300 milioni il fondo – a spese delle banche – non è drammatico se si oltrepassa un poco il termine.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)