CARACAS – Sono trascorsi 10 anni da quel maledetto 29 marzo del 2006, ma il tempo non riesce a cancellare il ricordo dell’orrore che accompagnó la notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Filippo Sindoni, il “Cavaliere”, come lo chiamava con affetto chi lo conosceva.
Un sequestro, come i tanti che ancora oggi purtroppo continuano a cambiare quando non a distruggere la vita delle nostre famiglie; ma un sequestro finito male, conclusosi con un’esecuzione assurda e senza pietá.
Filippo Sindoni, proprietario di industrie, giornali e televisioni, era, ed è tutt’ora il simbolo della caparbietá della nostra emigrazione, un’emigrazione che ha contribuito a cambiare il volto del Paese e che non si arrende alle difficoltá.