Robot e laser italiani alla conquista dell’America

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ROMA. – Robot, laser e torni verticali tricolori muovono alla conquista degli Stati Uniti. La tecnologia meccanica italiana inizia a penetrare anche nella Silicon Valley, fin nella fabbrica delle super-auto elettriche Tesla, dove la torinese Comau (Gruppo Fca) realizza le linee di montaggio di alcune scocche.

Gli Usa sono già il primo mercato di sbocco per le macchine utensili italiane, che vi esportano per 389 milioni di euro (+5,1% nel 2015) e puntano a crescere ancora accorciando le distanze da Germania e Giappone, gli unici due concorrenti con quote di mercato maggiori. Per presentare negli Stati Uniti le potenzialità delle macchine utensili italiane il ministero dello Sviluppo economico, insieme a Ice-Agenzia, Confindustria e Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione di categoria, ha organizzato a Chicago il forum ‘I3 Impact. Innovate. Integrate’ in occasione della visita del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

“Presentiamo alle imprese americane otto realtà di eccellenza italiane, punte di diamante del nostro comparto già presenti negli Stati Uniti, per mostrare come le aziende italiane possono risolvere i problemi delle industrie americane a partire dai settori dell’automotive, dell’aerospazio e dell’energia”, afferma il direttore generale di Ucimu, Alfredo Mariotti.

“La forza delle macchine utensili italiane – continua Mariotti – è la loro flessibilità, non sono macchine standardizzate, ma realizzate su misura per risolvere specifici problemi di singole aziende. In questo siamo avanti: quello che adesso si chiama Industria 4.0, noi lo stiamo facendo da venti anni senza chiamarlo con quel nome”.

“Le nostre imprese sono in prevalenza di medie dimensioni – aggiunge – e per questo nel tempo hanno avuto la necessità di sviluppare alcuni strumenti, come per esempio, l’assistenza a distanza dei clienti con chip istallati sulle macchine, che oggi sono al centro delle nuove fabbriche 4.0”.

Era il 1985, trentuno anni fa, quando una delle aziende presenti a Chicago, la Salvagnini di Sarego (Vicenza), ha venduto negli Stati Uniti il suo primo sistema automatico per produrre senza interruzioni in una fabbrica non presidiata. Oggi le ultime tendenze sono app per controllare gli impianti a distanza via smartphone, torni come quelli della Pietro Carnaghi con tavole di diametro compreso tra 800 e 10.000 millimetri e robot di ogni genere, fino al piccolo Racer3 di Comau, con le fattezze di un cobra: pesa appena 30 chili, ma il suo braccio può raggiungere 630 mm e compiere le operazioni di assemblaggio più delicate.

Le prospettive per il settore, secondo le previsioni di Ucimu, sono positive con un incremento della produzione del 7,2% nel 2016, fino a 5,8 miliardi di euro, dopo il +12,2% dello scorso anno e aumenti sia per il mercato interno (del 8,3%) che per quello estero (del 6,6%).

(di Chiara Munafò/ANSA)

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