Petrolio: Riad frena su accordo. Mosca, non sappiamo nulla

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MOSCA. – L’Arabia Saudita ha parlato. E il mercato, puntualmente, ha presto nota. Con grande imbarazzo di Mosca, che ha speso molto in termini di capitale diplomatico per arginare il crollo dei prezzi del petrolio e salvare così il suo bilancio. Riad, infatti, ha detto che non intende partecipare al congelamento della produzione ai livelli di gennaio a meno che non lo faccia “anche l’Iran” e senza beneficiare di “alcun trattamento particolare”. Messa così significa far saltare il tavolo ancor prima di dare le carte – tant’è vero che il brent a New York è crollato.

Ricapitolando. Teheran ha sempre sostenuto che prima di mettere un tetto alla sua produzione vuole tornare ai livelli pre-sanzioni, ovvero circa 4 milioni di barili al giorno. Una posizione che Mosca ha sempre giudicato legittima. Ora però che la fatidica data del summit di Doha (17 aprile) tra i maggiori produttori di greggio Opec si avvicina, i nodi iniziano a venire al pettine.

Se, infatti, è vero che la quota aggiuntiva dell’Iran non è in grado di sbilanciare il mercato, come sostiene Mosca, è anche vero che senza Riad l’intera strategia di contenimento dei prezzi delineata dalla Russia (e dal Qatar) va a farsi benedire.

Il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitri Peskov, ha raccomandato cautela e, pur ammettendo che l’accordo “non è ancora in vigore” e dunque al momento liberi tutti, ha esortato a “non trarre conclusioni” ancor prima dello svolgimento del summit. Come dire, c’è ancora tempo. Il Cremlino d’altra parte segue la partita da vicino e sono stati molti i contatti recenti tra Mosca e Riad.

La battuta d’arresto però c’è. Il ministro dell’Energia Aleksander Novak ha detto di “non avere informazioni” che confermino le affermazioni rese dal vice principe ereditario Mohammed bin Salman in un’intervista a Bloomberg. Il Cremlino, inoltre, non ha voluto commentare sulle indiscrezioni che Mosca stia facendo pressioni sull’Arabia Saudita per vedere le ragioni degli iraniani. Insomma, potrebbe essere tutto un ‘gioco delle parti’ in vista del vertice, una mano di poker prima del fatidico ‘vedo’ di Doha.

Resta il fatto che Riad ha anche annunciato di voler lanciare un megafondo da 2.000 miliardi di dollari, il maggiore fondo sovrano al mondo – il Public Investment Fund – per aiutare l’Arabia Saudita a ridurre la dipendenza dal petrolio. L’operazione rientra nell’initial public offering di Aramco, con l’obiettivo di trasformarla da gigante del petrolio a conglomerato industriale – l’ipo potrebbe avvenire il prossimo anno, con Riad intenzionata a vendere meno del 5%.

Una scelta strategica, già nell’aria, in grado però di mettere ancor più pressione, anche solo da un punto di vista ‘psicologico’, a un mercato, quello del greggio, caratterizzato da un’estrema volatilità.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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