Pensioni: adesso il governo frena sugli 80 euro

Pensioni: bonus di 80 euro a chi prende la minima. Renzi su Facebook
Pensioni: bonus di 80 euro a chi prende la minima. Renzi su Facebook
Pensioni: bonus di 80 euro a chi prende la minima. Renzi su Facebook

ROMA. – L’idea riaccarezzata da Matteo Renzi di concedere anche ai pensionati con assegno minimo il bonus da 80 euro già distribuito ai lavoratori dipendenti incontra i primi scetticismi. Le perplessità arrivano innanzitutto dai sindacati, ma anche all’interno dello stesso governo le voci sono tutt’altro che all’unisono con il premier.

Il primo a porre paletti è il ministro del Lavoro. Giuliano Poletti si dice favorevole alla misura tout court, ma avverte sulla necessità di rispettare l’equilibrio di bilancio, rimandando quindi ogni decisione alla prossima legge di stabilità, dove dovrebbe essere teoricamente inserita – sempre conti permettendo – anche qualche forma di flessibilità in uscita.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, parla di tempi ancora più lunghi. Gli 80 euro non sono una priorità immediata, afferma. Più genericamente il governo pensa ad un sostegno alle pensioni basse da mettere in campo entro la fine della legislatura, ovvero entro il 2018.

Ma decisamente più drastica è la voce fuori campo di Enrico Zanetti. Il leader di Scelta Civica, che ricopre anche la carica di viceministro dell’Economia, è esplicito: “si rischia di affiancare all’esasperato populismo di opposizione un populismo di governo di cui non abbiamo bisogno”, attacca.

Prima serve il calo delle tasse. “E’ chiaro che aumentare le pensioni minime è un desiderio non solo di questo governo ma anche di quelli precedenti. Ma è anche chiaro che bisogna darsi delle priorità, che per noi significano confermare il calo della pressione fiscale a favore di chi lavora e produce, scongiurando al contempo le clausole di salvaguardia che gravano sul nostro paese”, afferma, fornendo un assist ai sindacati.

Il grido comune in arrivo dalle sigle è infatti “basta annunci”. “Lo mettiamo nel capitolo annunci o nel capitolo ‘siamo in difficoltà’?”, ironizza il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, mentre Annamaria Furlan della Cisl e Carmelo Barbagallo della Uil chiedono compattamente un allargamento della platea dei potenziali destinatari. Più che misure spot che hanno il sapore di campagna elettorale, i sindacati chiedono interventi strutturali di riforma da inserire, secondo Camusso, già nel Def in arrivo a giorni.

Intanto le sigle dei pensionati hanno già concordato una manifestazione unitaria per il 19 maggio, per rivendicare, tra l’altro, l’adeguamento pieno degli assegni al costo della vita. Di revisione della Fornero al momento però non sembra tirare aria. Ogni ritocco della legge avrebbe un costo tutt’altro che indifferente che peraltro, in questa fase di trattativa a tutto campo con Bruxelles, risulterebbe probabilmente alquanto indigesto alla Commissione.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, riconosce che “occorrono misure strutturali per agire sugli effetti dell’invecchiamento demografico”, tuttavia negli anni l’Italia ha messo in atto una delle più ambiziose riforme del sistema pensionistico e gli indicatori europei ci segnalano fra i migliori esistenti”.

Sconvolgimenti del sistema esistente sono dunque improbabili ed “eventuali interventi – conclude il ministro – non possono che partire da questa considerazione”.

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