Mea culpa di Obama, sulla Libia il mio peggior errore

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WASHINGTON. – “Il mio errore peggiore? Probabilmente sbagliare nel pianificare il giorno dopo di quella che credevo fosse la cosa giusta da fare intervenendo in Libia”: Barack Obama sceglie la ‘nemica’ Fox News per fare un bilancio sommario dei suoi otto anni di presidenza, concedendo alla emittente conservatrice la prima intervista dopo due anni.

L’ammissione dell’errore non è nuova, ma non era stata così netta prima d’ora. Tanto che il Cremlino coglie la palla al balzo, vedendo confermate le proprie critiche: il presidente Vladimir Putin, ha sottolineato il suo portavoce Dmitri Peskov, “ha più volte espresso rammarico per le conseguenze dei passi fatti in Libia, sia per quanto riguarda le operazioni militari sia per l’eliminazione di Gheddafi”.

“Come possiamo vedere ora, la Libia è uno stato fallito e questa è la conseguenza diretta delle azioni di alcuni Paesi”, ha aggiunto Peskov.

Soffermandosi con l’anchorman Bill O’Really del seguitissimo Fox News Sunday sullo sbaglio che più ha pesato, Obama ha ricordato di non essere riuscito a programmare un percorso di transizione in Libia dopo l’intervento che portò alla caduta di Gheddafi.

Una responsabilità che però qualche settimana fa lo stesso Obama – in una intervista a The Atlantic – aveva addossato agli alleati europei, accusandoli di ‘opportunismo’, in particolare Regno Unito e Francia.

“Quando guardo indietro e mi chiedo cosa è andato storto, c’è spazio per le critiche, perché avevo più fiducia che gli europei, data la vicinanza alla Libia, investissero nel follow-up”, aveva accusato, puntando il dito in particolare contro il premier britannico David Cameron e l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy: il primo lasciatosi distrarre poi da altre questioni, mentre Sarkozy “voleva strombazzare la sua partecipazione alla campagna aerea nonostante il fatto che avevamo spazzato via tutte le difese aeree”.

Invece gli Usa, secondo il presidente Obama, fecero bene la loro parte, ottenendo un mandato Onu, costruendo una coalizione, evitando vittime civili su larga scala e prevenendo “quello che quasi sicuramente sarebbe stato un conflitto civile prolungato e sanguinario”.

Ma, nonostante tutto ciò, “la Libia è un caos”, aveva riconosciuto. Ora sono passate alcune settimane e, nell’ambito del sostegno della comunità internazionale alla Libia e al governo di unità nazionale libico, proprio domani Tunisi ospiterà una conferenza di “alti funzionari” alla quale parteciperanno rappresentanti di circa 40 Paesi (occidentali e arabi), 15 istituzioni finanziarie, organizzazioni regionali e internazionali.

La conferenza organizzata sotto l’egida della missione Onu in Libia (Unsmil) e dell’ambasciata britannica in Libia, con sede a Tunisi, servirà in particolare a identificare le priorità per l’assistenza internazionale alla Libia e coordinare gli aiuti (principalmente umanitari ed economici) che verranno richiesti dal governo di unità nazionale guidato da Fayez Al Sarraj.

E come ha affermato la Tunisia, sarà anche l’occasione per riaffermare la volontà di rispondere alle aspirazioni del popolo libico in materia di sicurezza, stabilità e dignità del Paese.

E in questo quadro, mentre si parla di un possibile nuovo intervento in Libia, Obama ha d’altro canto rassicurato nella sua intervista alla Fox che la sua “priorità assoluta” è quella di arrivare alla sconfitta dell’Isis, e che il suo “dovere numero uno” resta quello di proteggere i cittadini americani.

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