Cina: JD.com, la numero due in e-commerce punta sul made in Italy

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PECHINO. – JD.com corre veloce nel mercato sconfinato dell’e-commerce cinese e guarda con grande attenzione al “made in Italy”, a partire dal Salone del Mobile di Milano. Nel 2015, in termini di volumi, il valore totale di beni e servizi venduti online sono cresciuti del 78%, contro il 30% delle operazioni business-to-consumer di Alibaba, il più grande retailer al mondo.

La piattaforma JD.com, leader nelle vendite dirette online e su cui si trova dallo spillo all’auto, è salita al 23,3% del mercato cinese grazie al pacchetto di 155 milioni di clienti registrati e alla capacità di evadere gli ordini all’80% nella stessa giornata, piazzandosi al secondo posto dopo Alibaba (con Tmall) al 57,8, secondo i dati raccolti da iResearch nel periodo gennaio-settembre 2015.

Tra i settori di maggior successo dello scorso anno ci sono la telefonia, l’abbigliamento e, anche se con minori volumi, di “mobili e accessori”, aumentati del 100% con la rete di 15.000 operatori che vendono sulla piattaforma.

Xin Lijun, vicepresidente di JD.com e a capo della divisione Apparel and Home Furnishing, non ha dubbi: l’offerta giusta per la clientela cinese è nel “made in Italy”. Per questo motivo, con una delegazione di 20 persone è per la prima volta al Salone del Mobile di Milano, dopo aver preso parte, per la prima volta e per le stesse ragioni, alla Fashion Week di Milano a settembre.

“E’ un settore in fortissima crescita – dice Xin parlando con l’Ansa prima della partenza per Milano (“sono stato già quattro volte in Italia, puoi chiedere in ambasciata”, scherza) nel mega quartier generale della compagnia nel distretto di Daxing, a sudest della capitale, parte di campus destinato a moltiplicarsi nei prossimi anni – e la richiesta è di alta qualità: per noi è importante adesso approfondire la conoscenza con i produttori in Italia in modo da soddisfare ancora meglio la domanda in Cina”.

Il concetto di Xin è semplice: il benessere è aumentato, la clientela è più matura e cerca qualcosa di diverso. “Non c’è solo da offrire un “prodotto di qualità, ma tutta la filosofia che c’è alle spalle”. Insomma, “una vera esperienza culturale. Non dimentichiamoci che l’Italia è il Paese del Rinascimento e della Bellezza”. In Cina, osserva, si produce il 50% dei mobili a livello mondiale, “ma questo non basta. Ci vogliono sensazioni e uno stile di vita, una funzionalità e un’idea culturale”.

I rapporti col Belpaese ci sono da tempo: ad esempio, sulla piattaforma “si può trovare il vino italiano” o, da maggio 2015, gli occhiali Luxottica, grazie a un’apposita intesa. Xin ammette un certo ritardo con i legami di brand premium, di fascia medio alta, ma “stiamo recuperando” soprattutto a livello europeo.

Durante i giorni del Salone del Mobile JD.com presenta anche una speciale iniziativa dedicata al mobilio e agli interni con 10 designer italiani e altrettanti cinesi, suddivisi in 10 “box”, stanze miste di lavoro, per “creare e trovare nuove soluzioni, un vero brainstorming” sull’asse Italia-Cina.

Fondata nel 1998 da Richard Liu, la piattaforma B2C è attiva online nel 2004: da elettronica e ottica si espande a computer, abbigliamento e accessori, fino a sbarcare al Nasdaq e diventare JD.com nel 2013. A 2015 i ricavi netti sono saliti del 58% a 28 miliardi di dollari e quest’anno potrebbe raggiungere l’utile. Kin è ottimista sule prospettive e sui piani del governo: “E’ vero che l’economia cinese sta rallentando, soprattutto nel manifatturiero e nel settore agricolo, ma si sta trasformando e l’e-commerce – conclude – è una spinta verso i servizi”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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