Migranti: le porte della Gb restano chiuse ai bimbi di Calais

Francia: governo costretto a marcia indietro su Calais

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LONDRA. – Le porte della Gran Bretagna restano chiuse ai disperati di Calais: anche ai piccoli profughi – orfani o affidati al mare dalle famiglie – che da mesi sono accampati nelle tende di Campo Giungla, sulla costa francese, a poche miglia nautiche dall’isola meta dei loro sogni.

Il governo conservatore di David Cameron non molla e limita lo spiraglio offerto la settimana scorsa, con sfoggio di presunta generosità, a un contingente scelto di 3.000 bambini (non uno di più) destinati a essere prelevati, a scadenza imprecisata, solo ed esclusivamente ‘a domicilio’: fra le centinaia di migliaia di senzatetto in fuga dalla sanguinosa guerra civile siriana che popolano i centri di raccolta di Paesi come Giordania o Libano.

Il tentativo dell’opposizione laburista di allargare lo spettro dell’accoglienza almeno a qualche minorenne abbandonato già sbarcato in Europa non è andato in porto. La maggioranza Tory lo ha bocciato alla Camera dei Comuni. E con ogni probabilità tornerà a respingerlo – forte dei numeri – dopo l’annunciato ricorso del Labour alla Camera dei Lord, dove l’emendamento in questione, all’Imnmigration Bill, ha i numeri.

La linea dell’esecutivo, al riguardo, è draconiana. Il via libera promesso nei giorni scorsi all’arrivo dei 3.000 rifugiati in più nel Regno Unito, tra bambini e loro familiari (una mera operazione d’immagine, secondo i detrattori), è confermato. Ma i nuovi venuti saranno prelevati uno per uno dai funzionari di Sua Maestà nelle tendopoli del Medio Oriente.

Esattamente come accadrà – se accadrà – per i 20.000 ‘fortunati’ che Londra si era impegnata a ricevere nei mesi scorsi (entro il 2020) quale eccezione alla politica dei cancelli sbarrati attuata finora di fronte all’ondata più recente dell’emergenza migranti in arrivo dalle rotte del Mediterraneo o dei Balcani.

Una linea dura, accompagnata dal rifiuto coriaceo di qualunque suddivisione con gli altri Paesi Ue di quote di profughi già approdati nel vecchio continente, che Cameron giustifica con la volontà di non alimentare “i viaggi della disperazione” e il traffico di esseri umani.

Ma che è valsa al primo ministro – a dispetto dei suoi continui richiami ai soldi che la Gran Bretagna stanzia per assistere i rifugiati dove sono – accuse e contestazioni dal leader laburista Jeremy Corbyn, come da organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Senza peraltro placare i malumori di una parte dell’elettorato Tory né le continue denunce della stampa destrorsa contro “l’invasione degli stranieri”.

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