Camorra: concorso esterno, indagato il presidente del Pd campano

Il presidente del Pd della Campania Stefano Graziano in una foto di archivio del 27 febbraio 2015 durante la presentazione ufficiale nella sede regionale del Pd dei candidati alle primarie per la presidenza della regione. ANSA/ CIRO FUSCO
Il presidente del Pd della Campania Stefano Graziano in una foto di archivio del 27 febbraio 2015 durante la presentazione ufficiale nella sede regionale del Pd dei candidati alle primarie per la presidenza della regione. ANSA/ CIRO FUSCO
Il presidente del Pd della Campania Stefano Graziano in una foto di archivio del 27 febbraio 2015 durante la presentazione ufficiale nella sede regionale del Pd dei candidati alle primarie per la presidenza della regione. ANSA/ CIRO FUSCO

NAPOLI. – Il presidente del Pd campano Stefano Graziano, che è anche consigliere regionale, è indagato per concorso esterno in associazione camorristica in un’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato in carcere per presunte tangenti l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Biagio Di Muro, in carica fino al novembre scorso, e l’imprenditore della ristorazione Alessandro Zagaria, ritenuto dagli inquirenti l’anello di congiunzione tra la politica e il clan guidato dal boss, solo omonimo, Michele Zagaria. Per altre sette persone, tra cui l’attuale responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Maria Capua Vetere Roberto Di Tommaso, il gip di Napoli ha disposto i domiciliari.

Per i pm – sostituti D’Alessio, Giordano, Landolfi e Sanseverino coordinati dall’aggiunto Borrelli – Graziano, che si è autosospeso dal partito ma è rimasto in carica come consigliere regionale, avrebbe ricevuto appoggio alle elezioni regionali dello scorso anno dalla cosca, attraverso il sostegno diretto di Alessandro Zagaria, ponendosi “come punto di riferimento politico e amministrativo” del clan.

A Graziano, che è stato deputato e consulente a Palazzo Chigi con Enrico Letta e fino al 31 dicembre 2014 (incarico non rinnovato dal Governo Renzi), i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, delegati con i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, hanno perquisito le abitazioni di Roma e Teverola e l’ufficio nella sede del Consiglio regionale, a Napoli.

L’inchiesta ruota attorno all’appalto per i lavori di consolidamento e “riqualificazione in polo della Cultura e della Legalità” di Palazzo Teti Maffuccini, storico immobile ubicato a Santa Maria Capua Vetere dove risedette anche Garibaldi, confiscato anni fa al padre dell’ex primo cittadino, Nicola Di Muro, ex vice-sindaco della città sammaritana.

Nel corso di alcuni colloqui intercettati dagli investigatori tra Biagio Di Muro e Alessandro Zagaria, quest’ultimo gestore di bar e mense nelle facoltà della Sun, la Seconda università di Napoli, si fa riferimento all’appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano.

Quest’ultimo si sarebbe attivato – ma tale circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti della Dda – per favorire il finanziamento dei lavori di Palazzo Teti. In particolare avrebbe dovuto agire per scongiurare che si perdesse il finanziamento facendolo trasferire in un diverso capitolato di spesa.

Dagli elementi raccolti sarebbe emerso il versamento a Di Muro, al suo funzionario Di Tommaso e al componente della commissione di gara Vincenzo Manocchio, di una tangente di 100 mila euro da parte dei due imprenditori finiti ai domiciliari Guglielmo La Regina e Marco Cascella, rappresentanti legali delle società “Archicons Srl” e “Lande Srl”, la prima responsabile della progettazione dei lavori relativi a Palazzo Teti, la seconda aggiudicataria dell’opera da oltre due milioni di euro.

La mazzetta sarebbe stata “mascherata” grazie a una serie di fatture false necessaria a raccogliere la “provvista” emessa da società facenti capo ad altri due indagati arrestati.

Con Di Muro sono tre i sindaci del Casertano a essere finiti di recente in carcere per presunti legami con il clan Zagaria, ovvero l’ex sindaco del capoluogo Caserta, Pio Del Gaudio, arrestato nel giugno 2015 (scarcerato e in attesa di avviso di chiusura indagini) e l’ex primo cittadino di Trentola Ducenta, Michele Griffo; le infiltrazioni del clan Zagaria sono state poi accertate anche all’ospedale di Caserta, che per tale motivo è tuttora commissariato.

Altre inchieste anti-camorra della Dda hanno poi portato all’arresto nei mesi scorsi dell’ex sindaco di Orta di Atella, Angelo Brancaccio, e dell’ex sindaca di Roccamonfina, Letizia Tari mentre a Villa di Briano, l’ex sindaco, Dionigi Magliulo, indagato, si è dimesso dopo l’arresto per reati di camorra del fratello, funzionario comunale.

Gli arresti sembrano rappresentare il primo step di un’inchiesta destinata ad allargarsi a macchia d’olio. Lo si evince dalla lettura del capo di imputazione, laddove viene contestata l’associazione mafiosa ad Alessandro Zagaria. Il quale sarebbe stato incaricato dal clan “di instaurare e mantenere rapporti illeciti di tipo corruttivo con esponenti politici locali, in prevalenza sindaci del territorio casertano” per l’affidamento di lavori pubblici “ad imprenditori a lui graditi”.

La tegola giudiziaria abbattutasi su Graziano ha scatenato una vera e propria bufera politica sul Pd, con il M5s all’attacco (“E’ Gomorra del Pd in Campania”, scrive Valeria Ciarambino sul blog di Beppe Grillo) e il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che ricorda l’incarico di consulenza di Graziano a Palazzo Chigi e scrive: “Vi prego: liberiamo l’Italia”.

“Totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura”, viene espressa dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, ma dagli Stati Uniti il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, tuona: “Mentre ascolto e incontro tanti imprenditori italo-americani con voglia di fare e onesti giovani in fuga dall’Italia, da Roma arrivano notizie di altri arresti e indagati a carico del partito al governo per reati gravissimi e collusione con la criminalità organizzata. Che tristezza…”.

(di Antonio Pisani ed Enzo La Penna/ANSA)