Pil Italia frena. Ue, cerchiamo intesa su flessibilità

Pil Italia rallenta
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Pil Italia rallenta

BRUXELLES. – Una crescita più lenta delle attese che viene rivista al ribasso, un deficit che scende solo “leggermente” e il pesante fardello del debito pubblico che resta invece invariato. Le nuove previsioni economiche della Commissione europea vedono l’Italia allineata al resto dell’Eurozona, dove la crescita cerca di farsi largo tra i “rischi elevati” che nascono soprattutto dall’incertezza per la Brexit e dal rallentamento della Cina. Di diverso dagli altri Paesi c’è solo l’alto debito, che pesa sulla risposta di Bruxelles alla richiesta di flessibilità, in arrivo il 18 maggio.

Il negoziato tra Ue e Governo italiano è ancora in corso. “Cerchiamo un’intesa”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, ribadendo che si applicheranno le regole Ue, ma con intelligenza, per non compromettere l’obiettivo comune che è ottenere crescita e lavoro.

Anche il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ricorda come “il rispetto delle regole sia fondamentale per ricostruire la fiducia reciproca in Europa”, ma al tempo stesso occorre “promuovere l’evoluzione delle regole perché siano sempre più efficaci” per dare “risposte ai cittadini in termini di benessere e di lavoro”.

Una battaglia sulle regole è in corso all’Ecofin, dove alcuni Stati, tra cui l’Italia, promuovono la semplificazione del Patto, diventato un groviglio di paletti tra cui è difficile districarsi. I nuovi numeri di Bruxelles su deficit, debito, Pil e disoccupazione non aiutano ad anticipare il ‘giudizio’ finale sulla legge di stabilità, atteso per il 18 assieme alle nuove raccomandazioni.

Ciò che indicano con chiarezza è soltanto un netto peggioramento del saldo strutturale (da -1% del 2015 a -1,7% del 2016 e 2017), parametro di riferimento per stabilire se gli sforzi verso il raggiungimento del pareggio di bilancio sono sufficienti o meno.

Ma Moscovici non commenta il dato: “La valutazione è ancora in corso, cerchiamo di trovare un’intesa con l’Italia” sulla possibilità di concedere la flessibilità prevista dal Patto. Sulla decisione pesa il fatto che il debito, nel 2016, non cala ma resta a 132,7%. Scenderà solo dal 2017. Il che obbliga Bruxelles, per il secondo anno di seguito, a stendere il rapporto ‘126.3’ sul debito, per giudicarne la sostenibilità.

La crescita del 2016, invece, era stata già rivista al ribasso dallo stesso Governo un mese fa (+1,2%). Ora tocca all’Ue, che l’abbassa a +1,1%. “Nel corso del 2015 il passo della crescita ha rallentato portando ad un avvio del 2016 più basso del previsto” che, “insieme all’ulteriore rallentamento del commercio globale, spiega la revisione al ribasso” rispetto alle previsioni invernali, scrive Bruxelles. Un quadro che migliorerà nel 2017 (+1,3%), grazie a “domanda esterna più dinamica e agli investimenti”.

Del resto, la situazione del credito continua a migliorare nonostante le sofferenze bancarie. Anche sul deficit, lo scarto con le previsioni del Governo è minimo: nel 2016 scende “solo marginalmente” (2,4%, mentre per il Governo è 2,3%) a causa della natura “espansiva” della legge di stabilità, e nel 2017 arriva a 1,9%. Ma per il 2017, la partita è tutta da giocare: le previsioni hanno incorporato solo metà dello 0,9% di aumento dell’Iva varato come clausola di salvaguardia a fine 2015, perché le misure compensatorie sono ancora troppo vaghe.

(di Chiara De Felice/ANSA)