Sempre più le vittime di tratta per sfruttamento sessuale o lavorativo

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ROMA. – L’Italia è al primo posto, tra i 28 Stati membri Ue, per numero di vittime di tratta per sfruttamento sessuale o lavorativo: sarebbero almeno 50 mila, di cui solo 6.572 quelle emerse fino al 2013. Secondo l’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono 21 milioni le persone costrette al lavoro forzato, 5,5 milioni i minori sfruttati sessualmente o per lavoro.

Sono alcuni dei dati al centro di un seminario organizzato dalla Uil sul traffico di esseri umani. Uno studio del sindacato ha evidenziato che in un anno, tra il 2014 e il 2015, sono triplicate le donne nigeriane sfruttate sessualmente: “Da 373 a 1.470 – ha sottolineato Maria Pia Mannino, responsabile del dipartimento politiche di genere del sindacato – e sono più presenti al Nord che al Sud”.

Ma la maggioranza delle vittime di tratta, il 65%, viene da uno degli Stati Membri Ue, Romania e Bulgaria in testa. Gli arrivi dai Paesi terzi provengono soprattutto da Nigeria e Brasile. Quanto sia difficile aggredire il fenomeno, del tutto sommerso, lo testimonia l’Eurostat, che parla di soli 8.805 rinvii a giudizio e 3.855 condanne in tutta Europa.

“Tendenzialmente il fenomeno del traffico di esseri umani è in aumento – ha sottolineato il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, a margine dell’iniziativa – perché legato al flusso migratorio. E questo picco attrae speculatori e organizzazioni mafiose. Il governo ha approvato un piano nazionale d’azione, con misure di contrasto e prevenzione: è un primo passo, perché significa occuparsi del fenomeno nello specifico.

Gli interventi riguardano la prevenzione, la cooperazione internazionale e l’assistenza alla persona. La tratta va contrastata seguendo i soldi, come si fa con la mafia, e togliendo le persone dalla posizione di ricatto”. Al momento, ha affermato Loy, sono stati stanziati 8 milioni di euro per progetti alla persona: “sono pochi, e si potrebbero aumentare indirizzando i fondi europei del Piano operativo sicurezza, che ammontano a un miliardo di euro in sette anni”.