La musica torna a Palmira dopo il buio dell’Isis

Un fermo immagine della diretta della tv russa, pubblicata su Twitter all'hashtag #Palmira, del concerto dell'orchestra filarmonica del teatro Marinski di San Pietroburgo nell'antico teatro di Palmira in Siria, 5 maggio 2016.
Un fermo immagine della diretta della tv russa, pubblicata su Twitter all'hashtag #Palmira, del concerto dell'orchestra filarmonica del teatro Marinski di San Pietroburgo nell'antico teatro di Palmira in Siria, 5 maggio 2016.
Un fermo immagine della diretta della tv russa, pubblicata su Twitter all’hashtag #Palmira, del concerto dell’orchestra filarmonica del teatro Marinski di San Pietroburgo nell’antico teatro di Palmira in Siria, 5 maggio 2016.

PALMIRA (SIRIA). – Una dimostrazione di forza. E di spregiudicatezza. A poco più di un mese dalla liberazione di Palmira dalla barbarie dell’Isis, la Russia ha portato la Mariinsky Orchestra di San Pietroburgo nell’antico teatro della città vecchia, patrimonio dell’Unesco. Un concerto in mezzo alla Siria e alla guerra per ribadire forte e chiaro che a cacciare lo Stato Islamico dalla perla del deserto è stata Mosca.

Là dove l’Isis tagliava gole, ore riecheggia la musica di Bach. E le parole di Vladimir Putin. Il presidente russo si è infatti collegato in diretta dal Cremlino poco prima che il concerto iniziasse. “Oggi proviamo un senso di gratitudine per chi ha combattuto il terrorismo ed esprimiamo la speranza che Palmira torni ad essere un tesoro per tutta l’umanità”, ha detto lo zar.

Che poi ha sottolineato come la battaglia al terrore debba essere globale e ogni perdita considerata come di tutti. Un tema caro al presidente, che non perde occasione per ricordare all’Occidente che la politica dei ‘doppi standard’ – terroristi di serie A e serie B – ha portato al disastro dell’Isis.

A suonare un assolo, a Palmira, c’era anche Serghei Roldugin, l’amico d’infanzia di Putin finito al centro dello scandalo dei Panama Papers come possibile ‘terminale’ di un giro di bustarelle miliardarie destinate al circolo magico del presidente. Che nega tutto.

Così, nel mezzo del deserto, davanti a un folto gruppo di giornalisti internazionali impegnati in un tour della Siria organizzato dal ministero della Difesa, e di cui l’Ansa fa parte, proprio Roldugin ha intrattenuto le truppe russe di stanza a Palmira, il ministro della Cultura russo Vladimir Medinsky, diversi esponenti dell’Unesco e una rappresentanza della popolazione di Palmira.

Mentre l’orchestra suonava, gli elicotteri volteggiavano intorno al parco archeologico. Nelle zone circostanti, infatti, si combatte ancora. Oggi siamo stati accolti da una salva di colpi d’artiglieria diretti contro postazioni Isis a 15 chilometri di distanza. La città nuova è semidistrutta, e le ferite della guerra sono fresche e visibili.

Da qui a Latakia, dove si trova la base russa, sono quasi 200 chilometri di strada costellata di posti di blocco, postazioni missilistiche e casematte dell’esercito siriano. A proteggere il nostro convoglio, oltre agli autoblindo, due elicotteri d’assalto dell’aviazione russa. Misure di sicurezza imponenti, certo, che però non cancellano l’evidente realtà: l’area ormai è sicura abbastanza – ritengono i russi – per aprire, e sfoggiare, Palmira al mondo.

(dell’inviato Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)