Crimini atroci dell’Isis. L’Onu trova 50 fosse comuni

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BEIRUT. – Crimini atroci sono stati compiuti dall’Isis in Iraq, secondo l’inviato dell’Onu Jan Kubis che al Palazzo di Vetro ha annunciato il ritrovamento finora di oltre 50 fosse comuni nelle zone riconquistate ai jihadisti dalle forze irachene. In una delle fosse, a Ramadi, c’erano almeno 40 corpi, ha affermato Kubis. Resti umani sono stati trovati anche a Sinjar, Anbar e Tikrit e tra le vittime si contano molte donne.

Secondo Kubis, nonostante “i progressi costanti e notevoli” contro l’Isis, “il gruppo rimane ancora un nemico forte che modifica costantemente le tattiche e gli attacchi”. “Condanno nei termini più forti possibili le continue uccisioni, i rapimenti, gli stupri e le torture compiuti dall’Isis, che possono configurarsi come crimini contro l’umanità, crimini di guerra e anche genocidio”, ha detto l’inviato dell’Onu.

Intanto in Siria la fragile tregua nella regione di Aleppo, negoziata da Russia e Stati Uniti, è stata prorogata di altre 48 ore dopo che un accordo era stato trovato mercoledì in seguito a due settimane di sanguinosi bombardamenti aerei governativi su obiettivi civili e rappresaglie con colpi di artiglieria pesante altrettanto sanguinosi da parte di insorti o jihadisti su altre aree civili.

Ad Aleppo città i miliziani dell’Isis non sembrano esserci ma quasi 300 civili in circa 14 giorni sono stati uccisi, la maggior parte nei raid aerei governativi. “La tregua è stata prorogata per evitare che la situazione possa peggiorare”, si legge in una nota del ministero della Difesa russo citato dal sito Internet della Bbc.

E domani si svolgerà a Parigi la riunione dei dieci “Paesi amici della Siria”, una piattaforma guidata dagli Stati Uniti e di cui fanno parte anche l’Italia, la Turchia e l’Arabia Saudita. L’obiettivo della riunione è quello di mantenere il sostegno alle opposizioni in esilio e di coordinare le pressioni perché il governo di Damasco e i suoi alleati russo e iraniano rispettino la cessazione temporanea delle ostilità.

Anche se per il regime siriano e per i suoi alleati il gruppo “Paesi amici della Siria”, soprattutto proprio per la presenza di Riad e Ankara, è un’alleanza che “sostiene il terrorismo” e che mira alla “distruzione della Siria”.

Intanto sul terreno, si sono registrati intensi scontri armati nella Siria centrale tra i miliziani dell’Isis e le forze governative siriane per il controllo di un giacimento di gas e petrolio vicino a Palmira. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, i jihadisti attaccano le posizioni lealiste nei pressi del campo petrolifero e di gas di Muhr, a nord-ovest di Palmira e a est di Homs.

Giovedì l’Isis nella stessa zona si era impadronito del giacimento di gas di Shaer, già più volte passato di mano. Nella Siria centrale si registra l’impiego di un alto numero di combattenti sciiti iracheni e libanesi filo-iraniani. E di soldati iraniani che combattono a fianco delle forze governative siriane.

Dall’Iran arriva la notizia che 13 militari della Repubblica islamica sono stati uccisi di recente in un singolo scontro in Siria. Si stima che circa 150 mila iraniani combattano attualmente nel Paese e che un migliaio siano caduti in battaglia.

(di Lorenzo Trombetta/ANSA)

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