Berlino estende i controlli alla frontiera con l’Austria

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BRUXELLES. – Resta critica la situazione in Europa sul fronte della crisi dei migranti, con l’annuncio da parte della Germania di prolungare i controlli alle frontiere e del referendum in Ungheria sui ricollocamenti dei rifugiati, mentre si rinnovano le tensioni con la Turchia, di cui è sempre più in dubbio la tenuta dell’accordo con l’Ue.

Dura Human Rights Watch, che lancia di nuovo l’allarme: le guardie di frontiera turche sparano sui rifugiati siriani. Intanto, anche se con una minore intensità, continuano gli arrivi via mare, quasi 190mila da inizio anno secondo i dati dell’Oim.

La Germania, ha annunciato il ministro dell’interno Thomas De Maizieire, vuole estendere i controlli alle frontiere con l’Austria, già avviati a settembre, fino a quando la protezione dei confini esterni dell’Ue non sarà migliorata.

Era stata proprio la decisione di Berlino alla fine dell’estate a far scattare a catena la stessa decisione in Austria, dove le tensioni politiche sui migranti, nonostante il pugno duro mostrato al Brennero nei confronti dell’Italia, hanno portato alle dimissioni del cancelliere socialdemocratico Werner Faymann.

A Bruxelles, però, non è giunta nessuna richiesta ufficiale da parte della Germania: si aspetta ancora, infatti, che entro giovedì gli Stati membri adottino la proposta della Commissione che consente il prolungamento dei controlli in punti specifici delle frontiere per altri sei mesi.

E questo riguarderà anche Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia. La situazione non va meglio sul versante dell’accoglienza dei migranti: il parlamento ungherese ha dato il via libera al referendum chiesto dal governo Orban sul piano di reinsediamento dei rifugiati in base a quote.

Provocatoria la formulazione del quesito sottoposto agli elettori: “Vuoi che l’Ue prescriva l’insediamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria, anche senza il consenso del parlamento?”.

La Commissione Ue, che già aveva duramente criticato l’idea, ha avvertito: “Da quanto abbiamo compreso si riferisce a decisioni future da prendere”. Anche perché, ha messo in guardia, “il processo decisionale” Ue previsto dai Trattati “in ogni caso resta lo stesso”, e non si può fare marcia indietro su “decisioni esistenti e legalmente vincolanti” già prese dai 28.

Grossi grattacapi anche dalla Turchia: dopo il siluramento del premier Ahmet Davutoglu, negoziatore dell’intesa con l’Ue, Bruxelles “di comune accordo” ha deciso di rinviare a data da destinarsi una riunione sulla liberalizzazione dei visti prevista per venerdì.

Le dichiarazioni del presidente Recep Tayyp Erdogan, contrario alla modifica della legge anti-terrorismo turca necessaria per riempire i 5 criteri mancanti per l’ok, hanno raffreddato ulteriormente il già scettico Europarlamento, che ha sospeso la discussione.

A questo si aggiunge l’imbarazzo per la nuova denuncia di Hrw: “Le guardie di frontiera turche sparano ai richiedenti asilo siriani che cercano di raggiungere la Turchia”, con 5 morti tra cui un bambino e 14 feriti gravi negli scorsi giorni. “Non abbiamo un Piano B, abbiamo solo un Piano A di cui proseguiamo l’attuazione”, insiste ancora la Commissione Ue.

(di Lucia Sali/ANSA)

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