Cattolici in trincea. Renzi, non ho giurato sul Vangelo

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ROMA. – C’è chi esulta e chi protesta, chi annuncia il referendum e chi, come Matteo Renzi, ricorda l’indipendenza dello Stato italiano dalla Chiesa cattolica. Il ‘day after’ dello storico sì alle unioni civili, come era prevedibile, include tutti gli strascichi di una delle leggi più travagliate della storia recente.

Con i cattolici tutt’altro che pronti a scendere dalla trincea e il centrodestra che annuncia, fin d’ora, un referendum abrogativo. Polemiche alle quali è lo stesso premier a rispondere con una frase che non lascia spazio a interpretazioni: “Ho rispetto di tutti, sono cattolico ma faccio politica da laico: ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”.

Parole che di certo non placheranno chi, dentro e fuori il Parlamento, si è opposto alle unioni civili tra gay. In mattinata è un gruppo trasversale di parlamentari di centrodestra (parte di FI, Idea, Cor, Lega e Fdi) ad annunciare la costituzione di un comitato del ‘No’ che indica un referendum abrogativo sulla legge appena approvata.

La strada, in realtà, è giuridicamente ardua e, anche nel mondo cattolico, non trova tutti d’accordo. Il quotidiano dei vescovi Avvenire, ad esempio, pur parlando di “legge sbagliata” e invitando gli ‘sconfitti’ a “resistere” definisce “non utile” né la battaglia referendaria né la possibilità dell’obiezione di coscienza dei sindaci.

E anche Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e promotore del Family Day, sulla possibilità del referendum frena, pur ribadendo che su un’altra battaglia referendaria, quella delle riforme, dal ‘no’ non ci sarà alcun dietrofront.

A scatenare la trincea del centrodestra sono anche le parole del presidente dell’Inps, Tito Boeri, in merito alla reversibilità delle pensioni per le coppie gay. “C’è un impatto sui conti, ma è nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro ed è quindi sostenibile”, spiega Boeri.

Concetto che, per FI “smaschera” Renzi e le “sballate” previsioni del governo sulla reversibilità. E la reversibilità è tra i nodi che gran parte del centrodestra porta anche all’attenzione del Colle invitandolo a non firmare la legge.

Ma dal presidente Sergio Mattarella, con tutta probabilità, arriverà il via libera alla legge. Il testo è noto da tempo e, al di là del tema della copertura finanziaria che sarà certamente vagliato dai tecnici del Quirinale, indiscrezioni mai smentite dei mesi scorsi indicavano come alcune criticità -sui rimandi agli art. 2-3 della Costituzione e sull’eccessiva similitudine tra unioni civili e matrimonio – del ddl originario fossero state segnalate da Mattarella a Palazzo Chigi. Rilievi che sono stati ascoltati con attenzione come dimostra anche il testo finale approvato.

E la legge, dopo che le norme transitorie – previo il vaglio di Corte dei Conti e Consiglio di Stato – entreranno in vigore entro l’estate, andrà rispettata da tutti, scandisce Renzi replicando alla protesta dei sindaci leghisti e rivendicando come, mettendo la fiducia anche alla Camera, il governo si “è giocato la faccia”.

Ma c’è chi, all’estremità opposta, sognava una legge che con la stepchild adoption. Il suo stralcio “è inaccettabile, e difficile da giustificare anche pubblicamente” è la lettera con cui la deputata Michela Marzano si congeda dal gruppo Dem alla Camera scatenando un piccolo ‘caso’ nel Pd.

“Da oggi la vita di migliaia di persone è cambiata, non capisco la sua decisione”, sottolinea la responsabile Diritti del Pd Micaela Campana mentre un gruppo di parlamentari Dem – da Roberto Speranza a Monica Cirinnà – invita la collega a ripensarci. Difficile che accadrà. Come è difficile che sul grande tema delle unioni civili scenda il silenzio.

(di Michele Esposito/ANSA)