Antimafia: rischi infiltrazioni nelle liste per le elezioni comunali

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ROMA. – E’ alle battute finali il lavoro della Commissione parlamentare antimafia sullo screening delle liste in vista delle comunali del 5 giugno. Nomi e liste saranno resi noti – a quanto si apprende – nella giornata di martedì prossimo, 31 maggio, subito dopo la riunione dell’Ufficio di presidenza della Commissione.

L’esame dell’Antimafia ha preso in esame esclusivamente la situazione relativa alle candidature nei Comuni sciolti per mafia, in quelli che negli ultimi 3 anni hanno avuto una commissione d’accesso e sono in amministrazione straordinaria o in amministrazione ordinaria, nonché quei Comuni che vanno al voto per pregresso scioglimento per mafia: in tutto 13 comuni tra i quali spicca Roma.

“Domani concluderemo questo lavoro sulle liste, martedì faremo prima un Ufficio di presidenza e poi la riunione plenaria della Commissione, quindi comunicheremo i risultati”, ha spiegato il segretario della Commissione Antimafia, Marco Di Lello (Pd).

“Si sta facendo un lavoro utile – ha sostenuto Di Lello – da cui emerge come bisogna fare passi avanti non solo sui controlli rispetto all’attuazione della legge Severino. Soprattutto faremo proposte per togliere ogni alibi ai partiti. C’è innanzitutto bisogno di più tempo per poter effettuare i controlli prima che la campagna elettorale entri nel vivo”.

La Commissione Antimafia, dunque, non farà solo nomi e cognomi “ma rilancerà l’azione di proposta legislativa”. Per Di Lello, quanto emerso dall’esame delle liste a Roma è “in linea con le aspettative, almeno per quanto mi riguarda”.

“Il rischio delle infiltrazioni e di condizionamento è ancora concreto in varie realtà: bisogna fare di tutto per spazzarlo via”, ha concluso.

Per Francesco D’Uva, capogruppo M5S in Antimafia, “è stato fatto un lavoro eccellente da parte di alcuni prefetti, come quello di Caserta. La Commissione Antimafia sta lavorando in maniera corretta, non politica. Questo lavoro sulle liste andrebbe certamente esteso in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali, ma al momento mancano gli strumenti: servirebbe un ufficio della Commissione antimafia preposto ad avere i riflettori sull’esame delle candidature”.

Nella Relazione sulla “Trasparenza delle candidature in vista delle comunali” del prossimo 5 giugno, approvata all’unanimità nei giorni scorsi dalla Commissione Antimafia, di cui è stata relatrice la presidente Bindi, si sollecitano le forze politiche “a darsi codici etici e strumenti per selezionare la classe dirigente, soprattutto quando si vanno a ricoprire incarichi istituzionali e amministrativi in istituzioni così esposte come i comuni”.

E viene lanciato un vero allarme, “perché le amministrazioni locali sono il primo varco di penetrazione delle mafie nella politica e nella pubblica amministrazione”. Al tempo stesso Bindi ha evidenziato l’aumento del numero delle amministrazioni sottoposte a commissioni di accesso o sciolte per mafia, passate in 5 anni, dal 2011 a 2015, da 20 a 33, e la carenza di strumenti, da parte dello Stato, per controllare l’applicazione delle leggi che si e’ dato, in particolare la Severino.

“Sostanzialmente c’è una totale non conoscenza del personale politico di questo paese”, ha sintetizzato Bindi, rilevando come il casellario giudiziario non sia aggiornato, manchi quello dei carichi pendenti e non esista una banca dati unica di candidati eletti. Di qui una richiesta a Governo e Parlamento a colmare quanto prima questi vuoti.

(di Valentina Roncati/ANSA)