MILANO – La storia è quella di un ragazzo che non aveva niente ma è stato capace di cambiare tutto. È arrivato nelle sale cinematografiche italiane il mito di Pelè, in un film biografico che ripercorre i primi anni di vita di “O’ Rey”.
107 minuti di pure emozioni per raccontare una parte di vita dell’unico giocatore capace di vincere tre Mondiali e segnare due gol in una finale di Coppa del Mondo.
A presentarlo a Milano è arrivato direttamente il protagonista in un pomeriggio dalle grandi emozioni per giornalisti navigati ma anche per i più giovani.
– Pelé, questo film ha rappresentato davvero la sua vita?
– Sì, sono molto felice e ringrazio chi è stato con me durante il lavoro. Quando ho cominciato a leggere la sceneggiatura mi sono reso conto dove stava davvero la differenza.
– Una parte importante di questo film la “recita” la Ginga intesa come trionfo del talento sulla tecnica. Ma oggi quanta Ginga è rimasta nel calcio moderno?
– Difficile dirlo abbiamo tanti bravi calciatori anche se per il tipo di gioco che c’è adesso non è facile tirar fuori le migliori capacità individuali. E’ una cosa molto personale, è spettacolo, è come pagare un biglietto allo stadio per vedere non solo la partita.
– Dei giocatori di oggi chi ha dentro questa Ginga?
– Mi piace molto Messi, il suo stile lo rende differente rispetto a Cristiano Ronaldo per fare un esempio. Molto bravi anche Neymar e lo stesso Cristiano Ronaldo.
– L’epilogo del film è la finale del 1958 vinta dal Brasile che ha rappresentato il riscatto di un popolo. Quella partita è stata la più importante della sua storia?
– Direi di sì, se il riferimento è alla parte iniziale della mia carriera. Tenendo conto di tutto, la gara simbolo della mia vita è stata invece la finale del 1970 in Messico perché allora ero un giocatore d’esperienza, cosciente di quanto stava accadendo.
– Come ha vissuto la disfatta del Brasile nell’ultimo Mondiale?
– E’ stato un disastro. Nessuno ci avrebbe scommesso su qualcosa di così folle contro la Germania, mentre l’altra partita persa con la Colombia non ha fatto tanto clamore.
– In effetti la gara con la Germania ha sorpreso tutti…
– Impossibile spiegare. Avevo 9 anni quando ho visto mio padre piangere per la prima volta. È stato dopo il Maracanazo. Due anni fa, quando siamo stati umiliati dalla Germania per 7-1, ero con mio figlio a Rio a vedere la partita e lui mi ha visto quasi piangere. Le due Coppe del Mondo che abbiamo giocato in Brasile le abbiamo perse e non c’è spiegazione per una cosa del genere.
– Lei ha segnato quasi 1.300 gol, qual è stato il più bello?
– Quello col Santos nello stadio del Clube Atletico Juventus.
– E il più importante?
– Il millesimo! Un rigore! Ma in quell’occasione ho davvero fatto tremare il Maracanà.
– Qual è il messaggio che vuole dare il film “Pelé”?
– Dire ai ragazzi più in difficoltà che possono riuscire nella vita, insomma che ce la possono fare malgrado tutto.
(di Emilio Buttaro/Voce)
(Foto di Franco Buttaro)