Il Papa è contro un’Europa settaria e etnicista

papa lesbo

ROMA. – E’ uno sguardo da “migrante europeo” quello con cui guarda all’Europa il primo papa latinoamericano della storia della Chiesa. Lo afferma il direttore di Civiltà cattolica, Antonio Spadaro, in un articolo che prende le mosse dal conferimento a papa Bergoglio, lo scorso 9 maggio, del Premio Carlo Magno.

Nell’articolo, di cui è stata fornita l’anticipazione e che si intitola “Lo sguardo di Magellano”, Spadaro rileva come papa Francesco, ricevendo il premio, abbia “parlato da europeo migrante, inquadrando l’Europa non come uno spazio da difendere, ma come un processo da implementare in un mondo complesso, innanzitutto un processo di inclusione, che il Papa ha descritto sognando un ‘nuovo umanesimo europeo'”.

Analizzando anche i viaggi europei di papa Francesco, sempre incentrati sulle periferie, da Lampedusa a Tirana, a Lesbo, e i discorsi a Strasburgo davanti al Parlamento europeo e al Consiglio europeo, Spadaro ricorda quanto il Papa ha detto nella intervista a La Carcova News, rivista di una “villa miseria” argentina: “quando parlo di periferia, parlo di confini. Normalmente noi ci muoviamo in spazi che in un modo o nell’altro controlliamo. Questo è il centro. Nella misura in cui ci allontaniamo da centro, scopriamo più cose”.

“Un esempio: l’Europa vista da Madrid nel XVI secolo – ancora citazione da Bergoglio – era una cosa, però quando Magellano arriva alla fine del continente americano, guarda all’Europa dal nuovo punto raggiunto e capisce un’altra cosa”.

La rivista romana dei gesuiti, le cui bozze vengono riviste dalla segreteria di Stato vaticana, sottolinea quindi che Francesco vuole continuare ad avere lo sguardo di Magellano: “vuole conoscere l’Europa partendo da Roma e circumnavigando il continente a partire dal sud, proseguendo ad est e poi, lo farà ad ottobre, spingendosi nel profondo nord, in Svezia”.

Finora, rileva l’articolo, “non c’è stata alcuna puntata ad ovest, verso l’Occidente”. Il Papa quindi è in cerca dell'”anima europea, non solo il centro, ma il cuore, pulsante e vivo”. E l’Europa “non può essere compresa in termini di pochi centri polari, perché le tensioni sono molteplici e molteplici i poli, culturali, religiosi e politici”.

Multipolarità e geopolitica europea non deterministica, rimarca Spadaro. Ripercorrendo le citazioni di Bergoglio da Schuman, De Gasperi e Adenauer, l’articolo considera l’Europa non come uno spazio da proteggere, ma come “una costruzione creativa che avviene nel tempo e richiede uno sforzo paziente e responsabile” e rilegge attraverso questa griglia le parole del Papa su integrazione, dialogo e generazione.

Spadaro segnala poi come la citazione fatta dal Papa il 9 maggio, dal gesuita Eirch Przywara, postuli “implicitamente la fine dell’era del cristianesimo costantiniano e carolingio. Il suo scopo – commenta Spadaro a proposito della citazione papale dal maestro di Hans Urs von Balthasar – è far uscire il cristianesimo dalle secche del settarismo, e la Chiesa ha al suo interno al momento tentazioni settarie ed esclusive, e dall’etnicismo colonialista.

“L’apporto del cristianesimo a una cultura è quello di Cristo con la lavanda dei piedi”, ha detto papa Francesco, che, sottolinea Spadaro, “in quel gesto scopre le vere e profonde radici cristiane dell’Europa”.

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