Bimbi schiavi in Turchia fanno le divise per l’Isis

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LONDRA. – Dopo gli orrori della guerra in Siria una decina di bimbi rifugiati ad Antiochia in Turchia sono stati costretti a lavorare fino a dodici ore al giorno per cucire uniformi militari vendute ai jihadisti dell’Isis e a vari gruppi ribelli anti-Assad.

A rivelarlo è il Mail Online che pubblica un reportage in esclusiva con le immagini dei piccoli siriani intenti a usare macchine da cucire e forbici in un laboratorio senza finestre e illuminato dai neon.

Come si legge sul sito del tabloid britannico, i cui giornalisti hanno visitato lo scorso febbraio la fabbrica poi apparentemente chiusa, a sfruttare la loro manodopera è stato un 35enne che si definisce ”imprenditore”, chiamato Abu Zakour, e tenta di difendersi dalle accuse sostenendo che sono gli stessi genitori dei giovanissimi profughi a volere che i figli lavorino per poter contribuire alla sopravvivenza delle famiglie.

Zakour afferma anche di pagarli un minimo di 40 lire turche, l’equivalente di una dozzina di euro al giorno. Dice di farlo per denaro e di non voler sostenere nessuna formazione impegnata nella guerra civile in Siria.

Fuggito dalla martoriata Aleppo, ha vissuto per qualche tempo a Raqqa, considerata la ‘capitale’ dello Stato islamico, dove già sfruttava il lavoro minorile, per poi riparare in Turchia.

I bambini hanno cucito divise a seconda delle diverse esigenze di tutte le forze anti-Assad che le commissionavano: dai jihadisti dello Stato Islamico, ai qaedisti di Al Nusra, fino ai filo-occidentali dell’Esercito libero siriano.

Ai piccoli era permesso giocare in strada solo dopo i turni massacranti, per poi tornare sfiniti dalle loro famiglie. Questa situazione riguarda molti altri minori fuggiti dal conflitto in Siria che vivono in Turchia. Secondo l’Unicef infatti, circa l’80% dei bambini profughi non vanno a scuola e molti di loro finiscono a lavorare per pochi soldi per adulti senza scrupoli.

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