Migranti: ecco il piano Ue, fino a 62 miliardi per l’Africa

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BRUXELLES.- L’Ue punta ad un piano che attivi fino a 62 miliardi di euro di investimenti privati nel medio e lungo termine, per “pacchetti su misura” soprattutto per i Paesi africani, con l’obiettivo di combattere le cause alla radice dei flussi migratori e negoziare accordi per i rimpatri di chi ha scelto strade illegali per arrivare in Europa.

I primi ‘compact’ previsti nel breve periodo sono sette, e riguardano Etiopia, Eritrea, Niger, Nigeria, Mali, Libano e Giordania. Il lavoro è già stato avviato con tutte le capitali, in particolare con Niamey ed Addis Abeba.

Nell’immediato si punta ad utilizzare 1,8 miliardi del Fondo per l’Africa, ai quali la Commissione europea aggiungerà 500 milioni dal budget Ue, con la prospettiva che gli Stati membri ne diano almeno altrettanti, ma possibilmente raddoppino l’intera cifra. Nel contenitore confluiranno anche fondi per i profughi e la cooperazione, che esistono già a vario titolo.

Secondo un’anticipazione del Financial Times, l’obiettivo è di arrivare a otto miliardi in quattro anni. Una cifra che funzionerà come leva moltiplicatrice (sul modello Efsi del piano Juncker per l’Europa che ad oggi ha attivato 100miliardi sui 315 previsti entro il 2018) per attrarre investimenti privati, principalmente mirati a infrastrutture e opere pubbliche.

La comunicazione, che sarà presentata alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, porta la firma del vicepresidente vicario della Commissione europea Frans Timmermans e dall’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, che conduce tutti i dialoghi di alto livello con i governi interessati, e che parlando al Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha evidenziato come “l’Europa stia facendo la sua parte. E si aspetta che il resto della comunità internazionale faccia la propria”.

Nel documento che Mogherini e Timmermans presenteranno a Strasburgo si cita anche la necessità di fare sforzi e di andare avanti con i programmi per sostenere la Tunisia e stabilizzare la situazione in Libia.

La proposta legislativa vera e propria sul piano globale di investimenti arriverà comunque ad ottobre. Il controllo dei flussi migratori sarà il punto centrale attorno al quale ruoteranno le intese con i Paesi terzi, e potrà essere anche una delle ragioni per negare benefici commerciali o privilegi sui visti.

Il canovaccio generale da utilizzare nelle relazioni con le capitali sarà quello dell’intesa Ue-Turchia, ma per ciascuna sarà confezionato un pacchetto su misura, a seconda delle esigenze e dei diversi profili.

“Ci aspettiamo” che il nuovo Piano “vada proprio nella direzione del ‘Migration Compact’ proposto dall’Italia, ha detto il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda. “Bisogna aspettare esattamente di vedere e leggere cosa c’è nel testo – ha osservato – però ci aspettiamo fortemente” che sia in linea con le idee italiane.

Allo stesso tempo la Commissione Ue proporrà una versione aggiornata della ‘blu card’, il permesso per i lavoratori di Paesi terzi altamente qualificati; e spingerà per le buone pratiche di integrazione. E intanto da Bruxelles si ribadisce: “il modello australiano non è un esempio che seguiremo”.

Una risposta al ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz, che vorrebbe vedere i migranti che bussano alle porte del Vecchio continente bloccati su delle isole.

(di Patrizia Antonini/ANSAmed)

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