Migranti: ecco la Blu card Ue per attrarre i talenti

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BRUXELLES. – Nonostante il boom di migranti arrivati in Europa negli ultimi anni, pochi hanno competenze professionali altamente qualificate, per questo l’Ocse, in un rapporto in cui fotografa la situazione, sollecita l’Unione “a continuare a migliorare il proprio quadro per la migrazione economica per far fronte alle imminenti sfide”.

Ma il messaggio a Bruxelles in realtà è arrivato da tempo, e la revisione della direttiva sulla Carta blu, il permesso di lavoro per attrarre i talenti da Paesi terzi – fortemente voluta da Jean Claude Juncker – e presentata dalla Commissione Ue alla plenaria del Parlamento europeo, corre in questa direzione.

La principale novità dell’iniziativa è l’abolizione degli schemi nazionali, con la creazione di una Blue card Ue dalle procedure più snelle e sostenibili, capace di strizzare l’occhio ai cervelli in fuga anche più della Green card Usa, o delle politiche messe in campo da Canada e Australia.

L’impatto economico stimato sono cifre a nove zeri, tra gli 1,4 ed i 6,2 miliardi di euro l’anno. E la sua applicazione potrà essere estesa ai beneficiari di protezione internazionale, come i rifugiati siriani, che al loro rientro nel Paese di origine, a guerra finita, potranno capitalizzare l’esperienza, contribuendo alla “costruzione di ponti” con l’Europa.

Oggi “oltre un milione di migranti arrivano nell’Ue ogni anno, più che in qualsiasi altro singolo Paese Ocse”, ma nonostante l’Unione “si trovi di fronte impellenti mancanze di competenze in molte aree e Stati membri, la migrazione professionale è una frazione del totale, e la quota di migranti con livelli elevati di qualifiche è inferiore a molte altre destinazioni Ocse”.

Secondo Bruxelles nei prossimi 20 anni la popolazione in età lavorativa diminuirà di oltre 20 milioni, e in Ue si attendono, già per il 2020, 756mila posti di lavoro vacanti nel settore dell’Information technology, e un milione in quello della sanità.

“Se vogliamo competere con la Carta verde Usa e coprire i posti vacanti dobbiamo creare una Carta blu europea, passando dal patchwork degli schemi rigidi nazionali ad un sistema efficace e sostenibile”, ha evidenziato il commissario europeo all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos illustrando l’iniziativa.

Tra il 2012 ed il 2014 solo la Germania ha fatto ampio ricorso alla direttiva (alla quale non aderiscono Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda), con 26.272 permessi di lavoro concessi; seguita a distanza dalla Francia, con 1.094; Spagna, con 813; e Lussemburgo, 681. Nei tre anni l’Italia ne ha emessi solo 258. Ma c’è anche chi come Malta e l’Olanda ne hanno concessi 6 e 4.

Ma mentre i 28 cercano di tenere a bada i flussi di profughi e migranti, far digerire la pillola non sarà una passeggiata. E c’è chi si dichiara contrario, come il capogruppo del Ppe all’Europarlamento Manfred Weber che mette in guardia: “La Carta blu europea non deve significare l’apertura di nuove strade all’immigrazione. Dobbiamo pensare alla gioventù europea prima di quella africana”.

(di Patrizia Antonini/ANSAmed)