Migranti: eritreo arrestato, sì telefonate ma non sono boss

(ANSA) – PALERMO, 10 GIU – Ha ammesso le telefonate intercettate che, secondo gli inquirenti, proverebbero il suo ruolo nella tratta dei migranti. Ha ammesso che il cellulare da cui quelle telefonate erano partite, servito agli investigatori inglesi della Nca per la sua localizzazione, e poi sequestrato il giorno dell’arresto, era in suo uso. E ha affermato di essere lui l’uomo arrestato dalla polizia Sudanese il 24 maggio in una villa alla periferia di Khartoum, fugando i dubbi di uno scambio di persona dopo il fermo. Ma ha negato tutte le accuse contestate dai magistrati, cioè di essere un capo del traffico dei migranti. Dichiarazioni che dunque non chiariscono definitivamente che quello finito in manette il 24 maggio ed estradato in Italia il 6 giugno sia il boss che i pm di Palermo cercano da due anni. L’uomo però ha detto di chiamarsi Medesime Tesfamariam Berhe e non Medhanie Yehdego Mered, nome che gli inquirenti avevano attribuito al trafficante che però ha sempre fatto ricorso a numerosi alias.