Euro2016: Svezia paura azzurra, “o cambiamo o poche possibilità”

Ibrahimović e compagni esultano dopo l'autorete di Clark
Ibrahimović e compagni esultano dopo l'autorete di Clark
Ibrahimović e compagni esultano dopo l’autorete di Clark

PORNICHET (FRANCIA). – Il mare c’è, ma è grigio come il cielo e trasmette visioni oniriche poco propizie, in prossimità del match contro l’Italia che, contro il Belgio, ha lanciato segnali inequivocabili. Che gli svedesi, dal loro ritiro in questa cittadina della Loira atlantica, a pochi passi dal mare grigio e quasi sempre agitato, hanno raccolto, con preoccupazione e inquietudine. Sinistri presagi.

Gli azzurri “preoccupano”, ammette candidamente Albin Ekdal, ex centrocampista di Juve, Cagliari Siena e Bologna, perché nessuno si aspettava “che fossero così forti”. Ibra gigioneggia sul terreno del campo sportivo di Saint-Nazaire, intitolato al politico socialista Leo Lagrange, sa bene che la Svezia è nei suoi piedi e si atteggia a stella di prima grandezza.

Entra in campo per ultimo, poi si siede in panchina, quindi comincia a calciare quasi con noia. Un paio di parabole e poi si risiede. Il ct Hamren, con il quale il bomber del PSG non è stato tenero dopo l’Irlanda, spera che accenda la luce, abbagliando l’impermeabile difesa dell’Italia.

“Se la Svezia è quella vista contro l’Irlanda, allora le chance che possa ottenere un risultato positivo sono praticamente nulle”, taglia corto il figlio di Gunnar Nordahl, Thomas, che oggi fa il giornalista, dopo essere stato calciatore (della Nazionale, dell’Anderlecht “mi aveva comprato la Juve, ma le frontiere erano chiuse e mi ‘parcheggiò’ nella squadra di Bruxelles”) e allenatore.

“Solo Ibra può risolvere la faccenda, in patria c’è molta delusione, io confido nell’orgoglio della Svezia. Ma l’Italia è forte. Mi sento svedese, ero a ‘Messico ’70’, ma in panchina, vidi segnare Domenghini a Toluca, contro di noi: sarei felice se agli ottavi andassero Italia e Svezia”.

“L’Italia è più forte di quanto mi aspettassi – le parole di Ekdal -: la squadra da battere era il Belgio, ma adesso ho cambiato idea. Gli azzurri sono sempre molto disciplinati e concentrati in difesa, ci aspetta una partita davvero molto difficile. A Parigi non abbiamo disputato la partita che volevamo, la squadra dovrà adesso essere più alta, perché l’Italia non è l’Irlanda. Quando parleremo dei nostri prossimi avversari dobbiamo individuare qualche suo difetto. Ibra? E’ il nostro giocatore più forte, il nostro capitano e, quando parla, lo ascoltiamo tutti: nella Svezia, però, siamo tutti importanti”.

Contro l’Italia Ekdal auspica una Svezia che “giochi molto meglio, altrimenti contro l’Italia diventa tutto molto più difficile”. Ma non solo: “Dobbiamo dare più palloni a Ibra, aiutarlo e sostenerlo di più. Fa reparto da solo, ma la squadra deve supportarlo”.

“E’ difficile dire con quale arma si potrà combattere l’Italia, la difesa mi è sembrata molto in palla, però ogni squadra ha un punto debole”, spiega il centrocampista che adesso gioca nell’Amburgo. Il ricordo va all’unico europrecedente di un passato piuttosto recente.

Ekdal ricorda benissimo la sfida disputata all’Europeo, in Portogallo, nel 2004, e conclusa con un pareggio che poi sarebbe stato l’aperitivo del ‘biscotto’ indigesto agli azzurri, sfornato al termine del match fra Svezia e Danimarca.

Un 2-2 beffardo quanto scorretto. “Speriamo che Ibra faccia un numero con il tacco – ammette Ekdal, ricordando il gol realizzato da Zlatan -. Mi piacerebbe se venerdì riuscissimo a fare una partita simile, magari questa volta a conquistare i tre punti”.

(dell’inviato Adolfo Fantaccini/ANSA)