La sinistra Dem invoca modifiche dell’Italicum, ma il M5s dice no

New Turin's Mayor, Chiara Appendino of the anti-establishment Five Star Movement (Movimento Cinque Stelle, M5S) political party celebrates her victory with supporters in Turin, Italy, 20 June 2016. EPA/ALESSANDRO DI MARCO
New Turin's Mayor, Chiara Appendino of the anti-establishment Five Star Movement (Movimento Cinque Stelle, M5S) political party celebrates her victory with supporters in Turin, Italy, 20 June 2016.  EPA/ALESSANDRO DI MARCO
New Turin’s Mayor, Chiara Appendino of the anti-establishment Five Star Movement (Movimento Cinque Stelle, M5S) political party celebrates her victory with supporters in Turin, Italy, 20 June 2016. EPA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – La vittoria di M5s in 19 dei 20 ballottaggi in cui è arrivato in queste amministrative, evoca nel Pd, specie nella minoranza, il fantasma di un risultato analogo anche in una futura elezione politica con l’Italicum, il che spinge diversi parlamentari a proporre un ritocco.

Una ipotesi respinta dal vicesegretario Dem Lorenzo Guerini, a cui fa riscontro la netta indisponibilità di M5s a parlare di questo tema. Il che rende plausibile che il dossier rimanga in freezer almeno sin dopo il referendum costituzionale di ottobre.

Esponenti Pd di diverso orientamento rispetto a Renzi, hanno invitato il segretario-premier a metter mano all’Italicum. “Una riflessione” è stata chiesta da Piero Fassino, che è parte della maggioranza interna, e Pierluigi Bersani ha chiesto a Renzi di annunciare una modifica della legge elettorale addirittura prima del referendum di ottobre.

L’idea è quella di spostare il premio di maggioranza dal partito alla coalizione, per riaprire un dialogo con SI e con i partiti centristi della coalizione, come Sc. Ma questo comporta un cambio di linea politica e non solo di norma elettorale, passando dal partito a “vocazione maggioritaria”, presente nello stesso Statuto del Pd, al buon vecchio centrosinistra, con un Pd baricentro di una coalizione che abbia alla sua sinistra e al centro altri partiti.

Un cambiamento che implica almeno un passaggio congressuale. Non a caso il vicesegretario Lorenzo Guerini ha risposto negativamente alla richiesta di aprire il dossier Italicum: “questa è una legge elettorale che funziona perchè garantisce governabilità e ai cittadini di scegliere”, ha spiegato. Senza contare che affrontare questo tema prima del referendum avrebbe degli effetti imprevedibili. Gli elettori potrebbero intendere il tutto come una smentita anche della riforma costituzionale.

Una modifica la chiedono anche alleati come Scelta Civica o Idv, con Nello Formisano. Pino Pisicchio, presidente del Gruppo Misto ha depositato un ddl che attribuisce il premio alla coalizione e richiede che al ballottaggio, per essere valido, vada a votare il 50% degli elettori, altrimenti si passerebbe al riparto proporzionale dei seggi.

Dalle opposizioni arriva un “niet” all’idea di aprire il confronto. Renato Brunetta è convinto che si debba puntare sul “no” al referendum per affossare anche l’Italicum e Renzi stesso. M5s, spiega Danilo Toninelli, non vuole parlare di temi “politicisti” ma dei problemi concreti che interessano di più i cittadini.

M5s, poi, ha scoperto che l’Italicum gli darebbe chance di vittoria, vista la sua capacità di calamitare i voti, al ballottaggio, degli elettori di centrodestra in chiave “anti-Renzi”.

Infine Roberto Calderoli indica un altro percorso: a suo giudizio la Corte costituzionale dichiarerà l’Italicum incostituzionale (il premio del 55% al solo partito vincente sarebbe “sproporzionato”) e a quel punto il Parlamento dovrebbe rimettervi mano.

Insomma la legge elettorale sembra una suggestione destinata a rimanere nei “pour parler” ma non ad essere affrontata concretamente prima del referendum.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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