L’altra Italia

Ny: foto Luca Marfé
Ny: foto Luca Marfé
Ny: foto Luca Marfé

Una delle cose che sento ripetere più spesso sulle reti sociali e sui media tradizionali è che l’Italia oggigiorno sarebbe un Paese di immigrati. Addirittura “invaso” secondo alcuni.

Ebbene, non è necessario addentrarsi nel complesso reticolato dei dati Istat per smentire questo assunto. È sufficiente, infatti, vivere in una città come New York, o più in generale gironzolare dentro e fuori dai confini europei, per imbattersi in una moltitudine di italiani “sparpagliati”. Sparpagliati sia nel variegato quadro delle diversità professionali che in una chiave prettamente generazionale.

Tralasciando discorsi di natura storica (leggi alla voce Guerre Mondiali), i numeri dei ventenni e dei trentenni di questo tempo sono comunque altissimi. E la ragione, ahinoi, è grosso modo un denominatore comune per tutti quanti loro: in Italia mancano le opportunità che altri Paesi sembrano essere ancora in grado di offrire. E, per quanto possano emergere nuove realtà dense di fascino e futuro, sto pensando all’Asia in particolare, gli Stati Uniti restano la più grande “fornace” di sogni per i giovani di tutto il mondo.

Venite con me, dunque, attraverso un corridoio immaginario di volti dell’italianità che viceversa immaginari non sono: ragazzi e ragazze che, come si diceva un tempo, hanno preso “armi e bagagli” per inseguire il loro destino lontano da casa. Camerieri, pizzaioli, imprenditori, avvocati, giornalisti e chi più ne ha più ne metta.

Ce n’è davvero per tutti i gusti. Provenienti da ogni angolo del nostro Paese, con i consueti e tristi picchi statistici cui il Sud ci ha già abituati da tempo. Ma con quel talento, quell’intraprendenza, quella caparbietà, quella voglia di farcela che da sempre ci contraddistinguono e che hanno reso “l’altra Italia” (quella che continua ad esistere e crescere altrove) grande, grandissima.

Soprattutto qui. Perché il sogno americano non è mai finito.

Luca Marfé

Twitter: @marfeluca – Instagram: @lucamarfe

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