Brexit: la Gran Bretagna lascia l’Ue, panico sui mercati

British Prime Minister David Cameron, next to his wife Samantha (R), announces his resignation after losing the vote in the EU Referendum outside No. 10 Downing Street in London, Britain, 24 June 2016. EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA
British Prime Minister David Cameron, next to his wife Samantha (R), announces his resignation after losing the vote in the EU Referendum outside No. 10 Downing Street in London, Britain, 24 June 2016. EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA
British Prime Minister David Cameron, next to his wife Samantha (R), announces his resignation after losing the vote in the EU Referendum outside No. 10 Downing Street in London, Britain, 24 June 2016. EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA

LONDRA. – La Gran Bretagna rompe gli ormeggi e veleggia verso la Brexit. Un’alba d’incognite si apre sull’Europa dopo una notte drammatica in cui l’opinion poll che alla chiusura dei seggi del referendum concesso dal premier David Cameron dava il fronte filo-Ue in vantaggio è stato ribaltato. Fino a portare i Leave, sostenitori del divorzio, a quasi un milione di voti in più.

I cittadini britannici hanno deciso: il Regno Unito è fuori dall’Unione europea. Dopo una notte di incertezza sui risultati, il Leave ha vinto il referendum con il 51,9% dei voti, scatenando una valanga di reazioni politiche e finanziarie in tutto il mondo.

Il premier David Cameron, promotore della consultazione e del Remain, ha annunciato in mattinata le sue dimissioni, assicurando che la volontà del popolo verrà rispettata ma che sarà un nuovo leader a guidare i negoziati con l’Ue necessari a sancire il divorzio tra Londra e Bruxelles. Il Remain ha vinto a Londra, Irlanda del Nord e Scozia, dove non è escluso che il governo indipendentista convochi un nuovo referendum per staccarsi da Londra e riabbracciare l’Ue.

Il primo ministro conservatore, sconfessato in primo luogo dall’elettorato del suo partito e sfidato in casa in particolare dal rampante ex sindaco di Londra Boris Johnson, capofila non ufficiale dello schieramento dei Leave, non ha avuto vie d’uscita. Quel referendum che lui stesso aveva promesso e poi convocato credendo di poter dare un contentino sul fronte interno lo ha travolto.

Il leader storico degli euroscettici dell’Ukip, Nigel Farage, l’unico a sbilanciarsi in una raffica di dichiarazioni durante lo spoglio, canta apertamente vittoria: “Questa è l’alba di un Regno Unito indipendente, oggi è il nostro Independence Day, è arrivato il momento di liberarci da Bruxelles”. “Il genio dell’euroscetticismo è uscito dalla lampada”, ha tuonato il tribuno Farage. E forse non solo in Gran Bretagna.

Londra e la Scozia non sono riuscite a compensare la valanga dell’Inghilterra profonda, ma anche del Galles. Forse un ruolo lo ha giocato anche il maltempo, con l’impatto che la pioggia torrenziale di ieri ha avuto sull’affluenza alle urne nella capitale.

In ogni modo la partita appare chiusa. E la reazione dei mercati – euforica dopo il primo opinion poll che aveva dato Remain al 52% – ne è una conferma: sterlina ai minimi storici sul dollaro dopo una discesa a precipizio peggiore di quella del Venerdì Nero del 1992, panico nelle borse di mezzo mondo, futures a -6% a Londra.

Terremoti finanziari a parte, è la stessa Unione Europea a dover affrontare ora un contraccolpo pesantissimo, che le cancellerie occidentali – rimaste tutta la notte con il fiato sospeso – ancora ieri sera speravano di evitare.

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