La sana follia di Conte: “Oltre la ragione vinciamo”

Italys head coach Antonio Conte during a walk through at the Stadium Nord Lille Metropole, in Villeneuve-d'Ascq near Lille, France, 21 June 2016. Ansa/Daniel Dal Zennaro
Italys head coach Antonio Conte during a walk through at the Stadium Nord Lille Metropole, in Villeneuve-d'Ascq near Lille, France, 21 June 2016. Ansa/Daniel Dal Zennaro
Italys head coach Antonio Conte during a walk through at the Stadium Nord Lille Metropole, in Villeneuve-d’Ascq near Lille, France, 21 June 2016.
Ansa/Daniel Dal Zennaro

PARIGI. – “Se usiamo la ragione perdiamo”. Mentre il crepuscolo della banlieu parigina annuncia quella che potrebbe essere la sua ultima notte da commissario tecnico azzurro, Antonio Conte sceglie l’elogio della follia per dare speranza all’Italia: “Se vogliamo vincere con la Spagna e compiere una vera e propria impresa – proclama ispirato il ct nella conferenza stampa della vigilia a Saint Denis – dobbiamo andare al di là del prevedibile e pensabile, fare cose straordinarie”.

Cita involontariamente Erasmo da Rotterdam, Conte: o più banalmente Zaza, che per primo nel gruppo azzurro aveva parlato tempo fa di valore aggiunto della follia. Comunque pare sincero quando trasmette a tutti la sua convinzione. “I miei giocatori sono capaci di fare questo, e anche altro”.

Sarà che è ai titoli di coda di un’esperienza totalizzante durata due anni, o forse è la trance agonistica: fatto sta che il ct prima della sfida da ‘dentro o fuori’ degli ottavi di finale degli europei con i campioni in carica della Spagna manda messaggi (diretti e subliminali) con un’inconsueta aria da guru. E soprattutto modifica i piani d’appoggio del perenne dibattito tecnico.

“La gara la dobbiamo vincere tutti insieme nella fase offensiva – spiega -, è quando abbiamo palla che dobbiamo fare male alla Spagna. Stiano attenti, gli iberici: in fase possesso possiamo devastare chiunque. Sento parlare di Morata, Nolito, del loro attacco: ma pensiamo anche alla nostra fase offensiva. Abbiamo un’organizzazione difensiva, ma anche offensiva – aggiunge il ct -.

La Spagna stia attenta a noi. Anche perché – scandisce – io non voglio tornare a casa. E lo stesso vale per tutti gli azzurri: l’Italia qui non è vittima sacrificale. E’ una sfida impari, ma il bello della vita è lavorare per sovvertire questo tipo di pronostici”.

Sarà chiamato ad affrontare la sfida più dura, contro una squadra che gli azzurri non battono dal 1994, facendo a meno di quello che probabilmente era il giocatore meno sostituibile di questa nazionale: Antonio Candreva, uno che ha spunto in velocità ma anche fosforo, dribbling e tiro. Perfetto con le sue ripartenze per mandare in difficoltà avversari piuttosto statici in difesa.

Fermo restando il 3-5-2 classico degli azzurri di Conte, l’infortunio muscolare che ha messo fuori causa il laziale dovrebbe indurre il ct a schierare nella formazione ormai collaudata Florenzi a destra, sostituito a sua volta a sinistra da uno tra De Sciglio (favorito) e Darmian. La tentazione di inserire El Shaarawy o addirittura Insigne, se c’è stata, è stata rinviata a situazioni contingenti a gara in corso.

Ma il sogno azzurro di superare lo storico scoglio iberico oltre che di sana follia si alimenta anche di obiettive considerazioni di qualità dell’avversario: che è certo, come dice Conte, la squadra favorita per la gara di domani.

Ma da molti viene considerata a fine ciclo, con un Tiki-Taka meno stordente (complice il pensionamento di Xavi) e paradossalmente limitato nel passaggio dal falso nueve a un centravanti verissimo (tre gol finora) come Morata. Perché così spazio per le imbucate assassine ce n’è di meno.

L’Italia invece ha sicuramente dalla sua centimetri e corsa: la squadra di Conte, statistiche Uefa alla mano, è sicuramente più fisica, tonica, persino “tosta”, dell’avversario di lunedì. “E’ la finale di quattro anni fa – riprende Conte – e per una delle due squadre non ci sarà un domani all’europeo. Non dovremo avere recriminazioni, dovremo avere dato tutto: se poi l’avversario si dimostra più forte saremo i primi ad applaudire”.

“Ma – ammonisce chiudendo, e sembra quasi una provocazione al tecnico spagnolo Del Bosque che aspetta di subentrargli in conferenza stampa – ricordatevi che noi non giochiamo in orizzontale, ma colpiamo in verticale. E – lo dice l’Uefa – corriamo tanto. Non è facile starci dietro, non credo proprio che deluderemo milioni di italiani”.

(dell’inviato Piercarlo Presutti/ANSA)