La Scozia chiede asilo all’Europa, ma Bruxelles frena

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LONDRA. – La Scozia spinge sull’acceleratore per proteggere il “suo posto” nell’Unione europea e manda a Londra il messaggio che non vuole restare impantanata nelle beghe di palazzo mentre l’economia tracolla sotto il peso della Brexit. A costo di mettere momentaneamente da parte la questione dell’indipendenza, d’ora in avanti il governo di Edimburgo sarà impegnato su un solo fronte: tutelare gli interessi della maggioranza degli scozzesi.

Un attivismo, quello della leader della Scozia Nicola Sturgeon, in parte frenato da Bruxelles, che vuol tenersi alla larga da “questioni interne” al Regno Unito. La first minister ha annunciato al parlamento di Edimburgo che sarà a Bruxelles per incontrare Martin Schulz.

Sturgeon ha chiesto esplicitamente di vedere il presidente del Parlamento europeo, come sottolineato dallo stesso Schulz che ha voluto precisare di non aver mai incontrato prima la leader scozzese. L’appartenenza della Scozia all’Ue, si è smarcato il tedesco, è una questione interna alla Gran Bretagna.

Sturgeon avrebbe chiesto di avere colloqui anche con Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, ma non ha avuto una risposta positiva. Il portavoce del presidente del consiglio europeo ha spiegato che data la situazione nel Regno Unito questo “non è il momento più appropriato” per incontrare Sturgeon.

D’altra parte una standing ovation di eurodeputati ha accolto l’accorato appello di Alyn Smith, dello Scottish National Party, che ha chiesto all’Europa di “non abbandonare la Scozia”. Intanto è la Scozia che non vuole abbandonare Bruxelles.

E, tra le altre mosse, la first minister ha annunciato la creazione di una commissione di esperti per indicare a Edimburgo la strada migliore per “rimanere nell’Ue”. Un gruppo di economisti e politologi guidato dal rettore dell’Università di Glasgow Anton Muscatelli.

In ballo c’è la permanenza della Scozia nel mercato unico e il contenimento dei danni per le imprese del nord. “Sono determinata a far sentire la nostra voce”, ha dichiarato la leader che ha parlato con i suoi compagni di barricata, il sindaco di Londra Sadiq Khan e i vertici dell’Irlanda del Nord.

Un fronte del ‘no’ alla Brexit compatto e mobile rispetto alla staticità di Downing Street, che “incredibilmente” – bacchetta Sturgeon – non aveva preparato un piano in caso di Leave.

Con una parziale marcia indietro rispetto alle dichiarazioni battagliere dei primi giorni, la first minister ha spiegato che il referendum sull’indipendenza non è la priorità in questo momento, ma rimane comunque un’opzione sul tavolo.

“Se arriverò alla conclusione che è l’unico modo di proteggere il posto della Scozia in Europa, rivedremo le nostre priorità”, ha spiegato. Il temporaneo congelamento dell’indipendenza potrebbe, alla lunga, aprire nuovi scenari.

I laburisti scozzesi, guidati da Kezia Dugdale, appoggiano infatti Sturgeon in questa fase sulla strategia della ricerca di rapporti diretti con Bruxelles. E avanzano, in alternativa alla secessione, l’ipotesi di un “Regno Unito federalizzato” con la possibilità per Edimburgo e Belfast di ottenere magari un legame di “associazione all’Ue”.

(di Benedetta Guerrera/ANSA)