Sale il potere d’acquisto delle famiglie, spinta da deflazione

FOTO DI REPERTORIO Foto LaPresse14-05-2012
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ROMA. – Il potere d’acquisto delle famiglie sale come non accadeva da prima della crisi, ma dietro c’è anche l’effetto deflazione, che ancora non molla la presa sul Paese. Per il momento gli italiani mostrano prudenza, tornando a rimpolpare i risparmi mentre frena la spesa per consumi.

A sondare i bilanci domestici è l’Istat, che fa anche il punto sui conti pubblici, registrando un deficit e una pressione fiscale in calo a inizio anno. L’aggiornamento sui prezzi arriva a giugno e vede ancora, su base annua, il segno meno ma qualcosa inizia a muoversi, almeno mese su mese e se si guarda ai prodotti che finiscono nel carrello della spesa.

In questi casi la soglia zero è già stata superata. Passando alle cifre, se nel primo trimestre del 2016 il reddito nominale, in soldoni, sale dello 0,8%, quello reale, che sconta l’andamento dei prezzi, cresce di più, con un salto dell’1,1%. E il rialzo del potere d’acquisto diventa ancora più robusto nel confronto annuo, dove segna una crescita del 2,3%, la più forte dal 2007.

Il bottino per adesso non viene riversato tanto in consumi (stabili ma in aumento sull’anno) quanto in risparmio, la propensione a mettere da parte infatti rialza la testa, seppure lontana dai picchi degli anni passati.

D’altra parte i portafogli diventano più pesanti anche a causa della deflazione: l’Istat per giugno stima un calo dello 0,4% in termini tendenziali (quinta discesa consecutiva). Un dato su cui pesa la perfomance del settore energetico. Ma rispetto a maggio c’è un primo segno positivo che si ritrova anche nel tasso annuo del cosiddetto carrello della spesa.

L’Eurozona intanto si porta avanti risalendo la china con un +0,1%. Tracce che fanno ben sperare Confcommercio: “la variazione congiunturale incorpora alcuni indizi che portano ad ipotizzare, a breve termine, una moderata accelerazione della dinamica dei prezzi su base annua”.

Si tratta di aspettare la fine dell’estate ma su tutto aleggia l’ombra della Brexit, con connessi “rischi di una correzione al ribasso del tasso di crescita dell’economia italiana già nel 2016”, avverte l’associazione dei commercianti.

Resta invece alto l’allarme della Coldiretti sui prezzi nelle campagne italiane (dal -18% per il grano duro al -19% dei cetrioli fino al -24% per il latte). Saldi anche per i vacanzieri: nonostante con giugno inizino le ferie, i prezzi di alberghi e pacchetti turistici risultano in discesa.

Ma le famiglie tengono alta la guardia. E non solo quando si tratta di andare al supermercato o fare shopping ma anche, forse soprattutto, davanti a un investimento come l’acquisto di una casa (-0,4% sul trimestre anche se in aumento sull’anno).

Le aziende invece iniziano a scommettere e anche la quota di profitto dà segnali di ripesa. Dal lato conti pubblici le notizie sembrano essere tutte in positivo, visto che il deficit, in rapporto al Pil, scende nei primi tre mesi dell’anno al 4,7%, il ‘buco’ più contenuto dal 2000. E, tradizionalmente, il periodo gennaio-marzo è quello che mostra il rosso maggiore (lo scorso anno si attestava a 5,2%).

Si abbassa di due decimi di punto anche la pressione fiscale (38,9%), anche se le imposte, sia dirette che indirette, in valore assoluto crescono. Sul versante opposto, quello delle uscite, lo Stato, a paragone con l’anno prima, spende di più per i dipendenti ma continua a versare meno in termini di interessi passivi sul debito.

Ma fin qui l’Istat dà conto solo del primo scorcio dell’anno, quando il referendum inglese sull’uscita dell’Ue era solo uno spauracchio e non una realtà. Occhi puntati quindi sulla nota mensile dell’Istituto, in agenda per la prossima settimana.

(Di Marianna Berti/ANSA)