Si accende lo scontro sull’Italicum: M5s attacca

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ROMA. – Il referendum costituzionale di ottobre rimane l’obiettivo strategico di Matteo Renzi, e una eventuale aperture sulle modifiche all’Italicum è funzionale a questo risultato. Tali modifiche sono state sollecitate da Forza Italia e da Ncd, mentre segnali contraddittori sono giunti da SI e dalla minoranza Dem.

In questo quadro in casa Pd c’è chi sollecita Renzi a fare una apertura chiara già lunedì alla Direzione del Partito. Ma l’attacco a testa bassa da parte di Beppe Grillo e di M5s, rende più difficile praticare questa strada.

Sul referendum di ottobre i due capigruppo Dem, Luigi Zanda ed Ettore Rosato, hanno risposto di “no” alla richiesta di spacchettamento in più quesiti, avanzata dai radicali italiani e ora fatta propria da deputati di Scelta Civica come Pierpaolo Vargiu e Adriana Galgano: servirebbero 120 firme di deputati entro 20 giorni, e quindi quelle del Pd, che però risponde “no”.

Per Vargiu lo spacchettamento eviterebbe “il voto ‘contro qualcosa o qualcuno'”, cioè pro e contro Renzi. Né è pensabile che Renzi ritiri la minaccia di dimissioni in caso di sconfitta, come hanno suggerito AreaDem e il deputato Giuseppe Lauricella: “non è il tipo” ha detto il ministro Maria Elena Boschi ad una riunione dei senatori Pd martedì sera.

La strada è piuttosto quella di riorientare la campagna referendaria sfruttando l’effetto Brexit, facendo cioè capire, come ha detto il sottosegretario Sandro Gozi, che il “no” o il “sì” al referendum hanno effetti strategici per l’Italia, di cui sarà importante capire il peso prima del voto e non dopo per pentirsene.

In tale contesto, secondo diversi esponenti della maggioranza Dem, Renzi già lunedì dovrebbe dare la disponibilità a modificare l’Italicum, con l’attribuzione del premio di maggioranza alla coalizione vincente e non alla lista.

Questo innanzi tutto favorirebbe una riaggregazione del centrodestra: in un eventuale ballottaggio il Pd avrebbe infatti più chance di vittoria con esso che non con M5s, come hanno dimostrato le amministrative.

In più ciò potrebbe favorire toni meno apocalittici da parte di Fi al referendum di ottobre, cosa auspicata anche da Fedele Confalonieri. Questa modifica, inoltre, darebbe rassicurazioni anche agli alleati di Ncd che, con Valentina Castaldini, hanno ribadito la richiesta.

Da Sinistra Italiana, che ieri col capogruppo Arturo Scotto ha aperto il dossier, è giunto un messaggio diverso dall’ex Pd Alfredo D’Attorre, che ha liquidato la questione dicendo che il tema si risolverà facendo vincere il “no” al referendum.

Dalla minoranza Dem si è levata la voce del bersaniano Miguel Gotor che ha alzato l’asticella: non basta una semplice modifica dell’Italicum bensì una nuova legge elettorale. Si deve quindi capire quale è la linea in Parlamento di queste due forze.

Aprire ora il cantiere dell’Italicum, come ha sottolineato Stefano Ceccanti, significherebbe fare un favore a M5s: vorrebbe dire ammettere che si teme la sconfitta, per evitare la quale verrebbe varata una legge contro i pentastellati.

Ad avvalorare la tesi Luigi Di Maio a Alessandro Di Battista hanno tuonato contro l’ipotesi di modifiche. A rincarare la dose ci ha pensato il blog di Beppe Grillo: Renzi “ora vuole cambiare le carte in tavola perché ha paura di perdere. Un baro da due soldi e con la coda tra le gambe”.

Al premier, che punta ad un recupero attraverso misure sociali nella prossima legge di stabilità, impelagarsi sull’Italicum rimane ostico.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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