Mancini, Icardi? Importante solo che faccia gol. Il resto non conta

Mancini con Icardi
Mancini con Icardi
Mancini con Icardi

MILANO. – Wanda Nara ‘piccona’ l’Inter da domenica ma per Roberto Mancini non è successo nulla. Nel ritiro di Riscone di Brunico – quasi un eremo – non si leggono i giornali, non si guarda la televisione, né si ascolta la radio. Si lavora sodo e ci si concede qualche passeggiata.

Malessere verso il Suning? No, l’unico malessere di Mancini deriva da un fastidioso versamento al ginocchio rimediato in una escursione in montagna. L’allenatore dell’Inter si presenta in conferenza stampa: non sembra avere molta voglia di parlare anche se esprime la propria diffidenza verso quei progetti fatti tanto per fare, magari della durata di un anno. Una parola abusata che rischia di perdere significato.

Le sortite di Wanda Nara non lo sfiorano: “Icardi sul campo si sta impegnando molto, il resto non mi interessa. Non ho letto i giornali, non ho visto la televisione, non ho ascoltato la radio. Non so niente. Per me conta solo che giochi, si impegni e faccia più di venti gol”. “Poi ognuno fa i suoi interessi, è normale”, osserva salomonicamente.

Le domande sul Suning arrivano puntuali ma Mancini cade completamente dalle nuvole. Nessun problema con la nuova proprietà che ha incontrato due settimane fa e non esiste alcuna possibilità di un passo indietro, nonostante i rumors insistenti. “Se sono ancora qui…”, dice. “L’unico malessere è per il liquido al ginocchio che ho dovuto fare aspirare dopo una camminata in montagna”.

“Il rinnovo – garantisce – non è importante”. Un solo anno davanti a Mancini, stessa situazione per Piero Ausilio. Come si fa a parlare di progetto quando sia l’allenatore che il direttore sportivo sono in scadenza?, gli chiedono.

“Di progetto parlano in tanti ma, in generale, nessuno può essere considerato veramente serio se dura un anno soltanto… Questo non riguarda solo l’Inter. Anche la Juventus impiegò quattro anni per tornare a vincere”.

Con la proprietà nessun braccio di ferro sul mercato anche se Mancini – per sua stessa ammissione – avrebbe voluto Tourè in nerazzurro. Il Suning propende invece per profili diversi, giovani di prospettiva. Difficile pensare a dei top player sui quali l’allenatore ha tanto insistito proprio a fine stagione quando stanco di troppe critiche e forse di un certo ‘fuoco amico’ si disse pronto a stracciare il contratto.

Il fair play finanziario impone grande moderazione e bisogna adeguarsi. Mancini – per ora – lo fa con una certa disinvoltura anche perché i probabili arrivi di Joao Mario e Gabriel Jesus darebbero prestigio e vivacità a una base da non disprezzare.

Gli obiettivi? Niente di clamoroso, la parola scudetto non viene pronunciata. L’importante è “fare meglio dell’anno scorso”. Difficile promettere di più: la Juventus è avanti, resta la favorita, le altre non possono che inseguire, almeno sulla carta.

(di Daniela Simonetti/ANSA)