Padoan, riforme unica via. Avanti con il calo delle tasse

Padoan, riforme unica via. Avanti con il calo delle tasse
Padoan, riforme unica via.  Avanti con il calo delle tasse
Padoan, riforme unica via. Avanti con il calo delle tasse

CARACAS. – Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ribadisce l’intenzione del governo di continuare sulla strada di riduzione delle tasse ma, di fronte alla platea di Confcommercio, che lancia invece la sfida “eccezionale ma possibile” di tagliare la pressione fiscale fino al 40% entro il 2019, non si spinge più in là.

L’Irpef viene nominata dal presidente dell’organizzazione, Carlo Sangalli, ma è assente nel discorso del titolare del Tesoro. Il primo impegno confermato è quello di eliminare le clausole per il 2017, il secondo è quello di alleggerire ulteriormente il peso che grava sulle imprese con la riduzione dell’Ires, a regime per 4 miliardi di euro.

Considerando anche il bonus da 80 euro, dal 2014, sottolinea il ministro, la pressione fiscale ha avviato la discesa, arrivando al 42,9% nel 2015 e scenderà ancora quest’anno con il taglio di Imu e Tasi.

Padoan è netto: “la sola strada possibile è continuare nel cambiamento. Fermare le riforme oggi – avverte – significa tornare indietro, aumentare l’incertezza e la sfiducia, peggiorare le prospettive future con chiari effetti negativi sulla ripresa dell’economia”.

“Il governo – assicura – è deciso a continuare in questa direzione”. Confcommercio chiede in realtà qualcosa di più. Di fronte ai dati sugli sprechi e le inefficienza della spesa pubblica locale, pari ad oltre 74 miliardi e giudicati “una beffa” per i cittadini, Sangalli incita il governo a portare, nel più breve tempo possibile, la pressione fiscale al 40%.

Lo strumento principale è la riduzione generalizzata delle aliquote Irpef. Per farlo però occorre non solo ridurre gli eccessi di spesa, ma raggiungere per tre anni una crescita del Pil di almeno l’1,4%. Un obiettivo non proprio a portata di mano, stando alle ultime previsioni macroeconomiche delle principali istituzioni internazionali, Fmi in primis.

La Brexit ha aumentato l’incertezza e, come riconosce lo stesso Padoan, “il clima economico è peggiore di quanto avevamo davanti solo pochi mesi fa”. In aggiunta, in Italia resta anche l’incognita referendum, il cui esito potrebbe rimettere in discussione quanto fatto finora.