“Ruby-Ter”, Berlusconi: 11 telefonate non più prove contro Cav

“Ruby-Ter”, Berlusconi:
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MILANO – Per il gip Stefania Donadeo, che aveva chiesto al Senato l’autorizzazione all’utilizzo, quelle undici telefonate tra Silvio Berlusconi e due delle ospiti delle serate hard ad Arcore, Iris Berardi e Barbara Guerra, sono “rilevanti” perché dimostrerebbero le “trattative” per elargire “alle due donne somme di denaro” e “immobili” in cambio di una sorta di “lealtà processuale”.

Ed ora, dopo che Palazzo Madama ha bocciato la richiesta, la Procura di Milano potrà usare quelle intercettazioni, agli atti del procedimento ‘Ruby ter’ con al centro l’accusa di corruzione in atti giudiziari, solo nei confronti delle due ‘olgettine’ ma non come prove a carico del leader di FI.

Ad ogni modo, gli inquirenti sono convinti di aver raccolto, anche aldilà di quelle undici telefonate, una mole di prove, tra intercettazioni, documenti, messaggi WhatsApp, file e video, per dimostrare che l’ex Cavaliere avrebbe comprato con “oltre 10 milioni di euro” il silenzio o la reticenza della marocchina e delle altre ragazze passate dalle feste ‘a luci rosse’ di Villa San Martino al banco dei testimoni.

Nei prossimi mesi, il gup di Milano Laura Marchiondelli dovrà decidere se mandare a processo o meno Berlusconi e altre 23 persone, tra cui la stessa Karima El Mahroug. Nella prossima udienza, fissata per il 3 ottobre, parlerà la difesa dell’ex premier.

Le undici intercettazioni, su cui il Senato si è espresso oggi con tanto di bagarre, risalgono al 2012, quando Berlusconi era ancora senatore, ed erano state effettuate in un’altra indagine poi archiviata. Erano poi state recuperate dagli inquirenti ed inserite nel fascicolo ‘Ruby ter’.

Il giudice, nel provvedimento con cui aveva chiesto al Senato l’autorizzazione all’utilizzo su istanza del procuratore aggiunto Pietro Forno e dei pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, aveva chiarito che si trattava di conversazioni cosiddette “casuali”: i pm non potevano prevedere “che si sarebbe intercettato il Parlamentare” e quindi non avevano l’obbligo di chiedere all’epoca l’autorizzazione al Parlamento. E, sempre secondo il gip, non vi erano “elementi ostativi” all’autorizzazione da parte di Palazzo Madama, anche perché Berlusconi, nel frattempo, “è stato dichiarato decaduto” dalla carica.

Nell’atto il gip ricostruisce alcuni passaggi delle telefonate, intercettate tra l’aprile e l’agosto del 2012, “nel pieno svolgimento dell’istruttoria dibattimentale relativa ai processi” sul caso Ruby. Conversazioni nelle quali alle “pressanti richieste” delle due giovani “di adempimento degli obblighi di dazione di quanto promesso”, Berlusconi “subordina” il loro “atteggiamento processuale”. L’ex Cavaliere, infatti, avrebbe chiesto “esplicitamente a Barbara Guerra di convincere Iris Berardi a revocare la costituzione di parte civile” e nella telefonata del 12 aprile 2012 la showgirl “confermava a Berlusconi che avrebbe messo ‘i suoi buoni uffici’ per convincere ‘la matta’”, ossia Berardi, “ad abbandonare la strada scelta”. Le due ‘olgettine’, infatti, dopo essersi costituite parti civili nel processo ‘Ruby 2’ a carico di Fede, Mora e Minetti, ritirarono la loro costituzione.

E nelle intercettazioni, come scrive il gip, Berlusconi “non esitava ad ordinare alla Guerra” di revocarla, chiamando la revoca “quella cosa lì”. Gli inquirenti potranno, invece, usare come prova documentale a carico di Berlusconi il video di una telefonata filmata dalla stessa Barbara Guerra mentre parlava con l’ex Cavaliere nel giugno 2013 (alla presenza anche di Alessandra Sorcinelli) e nella quale l’ex premier, tra le altre cose, diceva:
“Ho fatto un assegno io ieri di 160.000 euro per pagare i mobili della casa”.

E Guerra:
“Ascolta, Silvio, non è casa mia quella! Sono in mezzo a una strada ancora! Dopo 4 anni di merda! Ma stiamo scherzando?”.

(Igor Greganti/ANSA)